
ALBA I ritardi sulla tratta Alba Ciriè, estensione della linea per Torino inaugurata a gennaio, continuano a verificarsi con costanza.
Come spiega Edoardo Zerrillo, vicepresidente del Comitato pendolari Alba, «i disagi maggiori si verificano con il treno in partenza da Alba alle 7.07, usato in modo massiccio dai lavoratori. Dai calcoli effettuati dai membri dell’Osservatorio sulla ferrovia Torino Ceres, risulta che il sessanta per cento dei treni della tratta viaggia accumulando ritardi. Con l’Osservatorio, il Comitato pendolari Bra e il Comis stiamo elaborando un documento per illustrare la situazione. Lo presenteremo alla Regione e agli enti competenti».
Dopo l’estensione della linea, oltre ai ritardi ha contribuito a peggiorare la vita dei pendolari per Torino l’uso degli obsoleti ma capienti Taf, fabbricati fino al 1999, rispetto ai moderni jazz. Sporcizia, impossibilità di accesso da parte dei disabili e cappelliere poco capienti sono i problemi più evidenti.
Prosegue Zerrillo: «Con un comunicato stampa del 10 marzo 2021, visibile ancora oggi sul sito di Trenitalia, si affermava di aver completato “in anticipo la fornitura dei nove nuovi treni Pop” e che “entro il 2023 arriveranno anche i ventitré nuovi treni Rock a doppio piano”. Tra le linee interessate era citata pure la Sfm 4 Torino Stura-Alba. Stiamo ancora aspettando adesso».
Dopo aver incontrato, a inizio settembre, l’Amministrazione comunale albese, i pendolari, nelle scorse settimane, sono stati ricevuti anche dalla minoranza.

Prosegue Zerrillo: «Alcuni di loro erano già presenti a una riunione organizzata a febbraio, abbiamo ribadito i temi già esposti. In particolare, abbiamo chiesto a Daniele Sobrero, che è anche consigliere regionale, di farsi portatore dei nostri interessi. La Regione, rispetto al Comune, detiene alcune competenze in materia ferroviaria».
Oltre al già citato documento in preparazione, il Comitato pendolari Alba ha redatto una relazione specifica per la tratta Alba Ciriè. Nel testo si legge che l’allungamento ha «trasformato la natura stessa della rete ferroviaria che, da semplice linea di interesse locale, è diventata punto di collegamento di un territorio di grande rilievo economico, produttivo e turistico con infrastrutture di respiro internazionale». Sono citati i dati di utilizzo giornaliero del mezzo, pari a circa 1.100 persone da Alba e 1.500 da Bra.
Alla luce di numeri così alti, «il servizio di trasporto è risultato decisamente insoddisfacente sotto il profilo della puntualità, dell’affidabilità, della qualità del materiale rotabile e della concorrenzialità dei tempi di percorrenza rispetto al mezzo privato».
L’uso dell’automobile rispetto al treno diventa vantaggioso soprattutto se si considera la parte terminale della linea: «Da Torino a Ciriè il tempo di percorrenza è estremamente dilatato: venti chilometri sono percorsi in circa quaranta minuti, con una velocità media che si aggira sui trenta chilometri orari. Tale dilatazione di orario permette di assorbire, nell’ultima parte della tratta, i ritardi accumulati tra Alba e Torino. Di conseguenza, gli utenti albesi, pur giungendo a Torino oltre l’orario previsto, non possono usufruire di alcun indennizzo per i ritardi e le soppressioni patiti, così come previsto dalla delibera Art (Autorità regionale dei trasporti, nda) numero 106 del 2018».
Con l’apertura dell’Asti Cuneo sarà possibile «raggiungere Torino con un anticipo di circa venti minuti rispetto al treno». Senza, comunque, considerare i ritardi.
Altra considerazione riguarda proprio la velocità media di percorrenza dei treni dell’Sfm 4, pari a 45 chilometri all’ora. Per velocizzare nelle ore di punta, il Comitato propone di saltare alcune fermate nelle stazioni in cui il flusso di passeggeri è superfluo.
Davide Barile
