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Partono le ricerche per la sede di un nuovo inceneritore nel torinese

Partono le ricerche per la sede di un nuovo inceneritore nel torinese

PIEMONTE La Regione ha deciso di avviare la selezione di un sito per costruire un nuovo inceneritore. «Una scelta miope e completamente sbagliata. Mentre il mondo intero spinge verso l’economia circolare e la riduzione dei rifiuti in Piemonte si pensa ancora a bruciare tutto, come se fossimo nel passato», spiega Alberto Unia (Movimento 5 stelle), nel corso del question time chiedendo lumi all’assorrato competente.

«Un investimento da oltre 400 milioni di euro per un impianto che, anziché risolvere il problema dei rifiuti, lo peggiora», aggiunge il consigliere che ribadisce la contrarietà «a un’opera che andrà a indebolire la spinta verso la differenziazione e il riciclo. Mentre l’Europa ci chiede di ridurre, riutilizzare e riciclare, noi cosa facciamo? Proponiamo di bruciare. È come se avessimo già rinunciato a migliorare, come se fossimo condannati a perpetuare un ciclo insostenibile di consumo e spreco. E a Torino, una città che soffre già di gravi problemi di inquinamento, vogliamo aggiungere un’altra fonte di polveri sottili e diossine? Non è solo irresponsabile, è pericoloso».

«L’impianto di termovalorizzazione del Gerbido, a Torino, non è più sufficiente in base alla quantità di rifiuti da trattare che è stimabile in 276 mila tonnellate l’anno. L’autorità d’ambito, su sua iniziativa e in autonomia, ha avviato la consultazione per accettare eventuali candidature dei Comuni per ospitare un nuovo inceneritore in cui far confluire i rifiuti rimasti dopo la raccolta differenziata, per i quali non è possibile il recupero»: risponde l’assessore Gianluca Vignale, in base a quanto predisposto dal collega Matteo Marnati.

«Il Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani e di bonifica delle aree inquinate (Prubai) ha effettuato una valutazione comparativa tra i diversi scenari – ha proseguito l’assessore – dalla comparazione emerge che la termovalorizzazione è la soluzione ambientalmente più conveniente per quella parte di rifiuti per la quale non è possibile il recupero di materiali».

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