
ALBA “La crisi della democrazia” è il titolo della conferenza di Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, intervenuta venerdì 18 ottobre nella sala del Consiglio comunale di Alba, intitolata a Teodoro Bubbio. L’incontro è stato organizzato da Ithaca con il centro studi Beppe Fenoglio, l’Anpi e il Comune nell’ambito del programma per gli ottant’anni dei ventitré giorni.
Avvocata, nata a Torino nel 1963, è parlamentare del Partito democratico dal 2008. In precedenza, dal 1997 al 2006, è stata consigliera comunale nel capoluogo piemontese. È stata segretaria della Commissione d’inchiesta sul disastro del Moby Prince del 1991.
Senatrice, da dove arrivano pericoli maggiori per la nostra democrazia?
«In Europa c’è un fronte sovranista che dove governa, penso per esempio all’Ungheria di Viktor Orbàn, da un lato contrae diritti sociali e civili, dall’altro mette in discussione la divisione dei poteri, cardine delle democrazie liberali. Tutto questo generalmente avviene anche con l’attacco e la delegittimazione della magistratura e di organi e autorità indipendenti, senza dimenticare la limitazione della libertà di stampa. Non possiamo pensare che la torsione autoritaria si debba ripresentare con i canoni del secolo scorso, ma certamente non dobbiamo sottovalutare le avvisaglie di questi processi. Ma le crisi della democrazia nascono pure dalla difficoltà a rispondere alle pesanti ripercussioni delle condizioni economiche e sociali sulla vita delle persone».
Come si collega questo tema con i 23 giorni della Città di Alba?
«Il tratto comune è la Costituzione. I 23 giorni di Alba rappresentano un episodio straordinariamente significativo della guerra di Liberazione, delle condizioni in cui le formazioni partigiane operarono tra il 1943 e il 1945, della sproporzione dei mezzi e degli uomini a disposizione. Episodi che, come in questo caso, hanno trovato la notorietà, in particolare grazie all’opera di Beppe Fenoglio, insieme ad altri rimasti tra le pagine meno conosciute della Resistenza rappresentano quel portato di passione, visione ed eroismo che ha dato un enorme contributo alla sconfitta del nazifascismo, all’elezione dell’Assemblea costituente e alla promulgazione della Costituzione. Quella Costituzione che ancora oggi garantisce la democrazia in Italia e che, pur con l’apertura ai cambiamenti necessari, va salvaguardata e difesa».
In che modo la politica dovrebbe attivarsi per rendere l’esempio della Resistenza uno strumento attuale ed efficace per la tenuta della democrazia?
«Credo nella non retorica attualizzazione e realizzazione della parte programmatica della Costituzione. Le celebrazioni mai devono cadere nella ridondanza e soprattutto occorre mai dare per scontate le conquiste ottenute: libertà di voto, suffragio universale, libertà di stampa e diritto di manifestazione, solo per citare alcuni capisaldi delle democrazie moderne, non sono acquisite per sempre. Sono frutti del sacrificio di tante persone che negli anni della dittatura pagarono con la vita, il carcere, la deportazione, l’esilio e la sofferenza la scelta di ribellarsi per consegnare alle generazioni successive un Paese democratico. Occorre conoscere e non sottovalutare tutti i sintomi che oggi in Europa sono chiaramente visibili, dal ritorno delle ultradestre razziste all’antisemitismo».
Davide Barile
