UN PENSIERO PER DOMENICA – XXXIV TEMPO ORDINARIO – 24 NOVEMBRE
Siamo alla vigilia del centenario dell’istituzione della festa di Cristo re. Papa Pio XI la istituì nel 1925 come argine al disordine sociale: «Allontanato Gesù Cristo dalla società… tolta la causa prima, non c’è ragione per cui uno debba comandare e l’altro obbedire». Il caos paventato dal Papa non è arrivato, non in quella forma, ma Cristo è sempre più lontano dalla società. Per cercare di recuperare il senso della festa non ci resta che approfondire le letture della Bibbia.

Un re che metta argine al sopruso. Come suggerito dal profeta Daniele (7,13-14), ci sono momenti nella storia in cui sembra che non ci siano limiti al sopruso e alla prevaricazione. Il testo biblico fa riferimento alla persecuzione di Antioco IV (175-164 a.C.): l’invasione del potere politico nel campo della religione con il tentativo di cancellare la fede ebraica sostituendola con la cultura ellenistica. Per salvare la fede, è necessario che un regno di Dio si sostituisca alla serie degli imperi umani. Con il linguaggio profetico, Daniele evoca l’avvento di una misteriosa figura che scende dal cielo; noi crediamo che Gesù abbia realizzato questa profezia.
Un testimone della verità che ci richiama alla fraternità. Il Vangelo di Giovanni (18,33-37) riporta il dialogo tra Gesù e Pilato. Gesù accetta la qualifica di re, ma specifica che il suo regno non è di questo mondo e rivendica il suo ruolo di testimone della verità. Sono parole importanti in un contesto di post-verità. Dire la verità non sembra più di moda, soprattutto nello scontro politico. Il tutto a scapito della giustizia e della fraternità. Cristo re, stando ai Vangeli, è venuto a portare un regno di giustizia e di pace per tutti. Non vuole sudditi, ma fratelli: un regno di fratelli. Proprio la fratellanza è la grande assente nel mondo di oggi. Ce lo ha ricordato papa Francesco con l’enciclica Fratelli tutti; ce lo richiama la festa di Cristo re.
ANNO DELLA PREGHIERA – 40. Durante quest’anno liturgico che oggi si conclude, Gesù è diventato un po’ di più il Signore della mia vita? Questa domanda interpella il nostro cammino spirituale. La nostra relazione con Gesù, al pari di tutte le relazioni umane, ha bisogno di tempo per crescere. Ci vuole tempo per conoscere una persona. Ma se c’è uno sforzo prolungato e costante, la comunione cresce di intensità e di qualità. Questo vale anche per Gesù: siamo chiamati a diventare un po’ più simili a lui, più legati a lui. I passi essenziali sono l’ascolto della Parola, la preghiera e la vita fraterna.
Lidia e Battista Galvagno
