
IN TRIBUNALE Si è conclusa la vicenda processuale tra una coppia di ex coniugi, noti imprenditori albesi e soci di un’azienda dove, dopo la separazione, avevano continuato a lavorare insieme.
L’uomo (classe 1959), accusato dall’ex moglie di maltrattamenti, e difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio è stato assolto nei giorni scorsi. La vicenda aveva avuto origine dalla denuncia della donna. Da qui il Gip Federico Belli aveva emesso per l’ex marito il divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna, mantenendo una distanza di almeno 500 metri.
Le imputazioni
L’ordinanza si fondava su un duplice reato: maltrattamenti (con l’aggravante di aver commesso il fatto davanti ai due figli minori) e lesioni. L’uomo avrebbe messo in atto in modo reiterato episodi di violenza fisica o verbale maltrattando la moglie anche dopo la separazione con frasi ingiuriose come: «Ti uccido, fosse l’ultima cosa che faccio». In più occasioni l’uomo avrebbe lanciato oggetti e le avrebbe causato un trauma nasale con una testata. Le violenze iniziate nel 2020 erano state interrotte con l’ordinanza.
L’uomo aveva chiesto una modifica dell’esecuzione, poiché per motivi di lavoro non poteva mantenere la distanza dalla moglie. Così a maggio era stato autorizzato dalla giudice Lorena Ghibaudo.
La moglie aveva però presentato una nuova denuncia per segnalare la presenza del marito in un bar a meno di 500 metri dalla propria abitazione. Era stato così applicato un aggravamento della misura cautelare e a settembre per l’uomo era arrivato il divieto di dimora ad Alba e il rinvio a giudizio. Nell’udienza preliminare davanti alla giudice Claudia Beconi il 10 ottobre la moglie si era costituita parte civile con l’avvocato Francesco Furfaro di Savona chiedendo il risarcimento dei danni e l’imputato aveva chiesto il giudizio abbreviato condizionato al-
l’audizione dei figli. Il 14 novembre sono stati ascoltati i due teste. La Pm Ghibaudo ha chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione e la parte civile un risarcimento dei danni di almeno 52mila euro.
La sentenza
La giudice Beconi ha assolto l’imputato per maltrattamenti perché “il fatto non sussiste”, ma lo ha condannato a sei mesi di reclusione per lesioni e a risarcire la parte civile con mille euro con la perdita di efficacia delle misure cautelari in atto.
«Il giudice ha operato con imparzialità, il mio assistito ha sempre ritenuto che la denuncia fosse mossa esclusivamente da interessi patrimoniali sottesi ad allontanarlo dall’azienda di famiglia. Resta il rammarico di aver subito per alcuni mesi una misura cautelare rivelatasi infondata», commenta Ponzio.
Elisa Rossanino
