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Alla Tcn vehicles la situazione non migliora: dal 7 gennaio 13 settimane di cassa integrazione in corso Asti

Dopo la prima tranche di cassa integrazione a ottobre, la crisi dell'automotive non ha portato a un miglioramento della situazione. Interrotti una quindicina di contatti interinali, mentre la cassa riguarderà tutti i 143 dipendenti dell'azienda di corso Asti

Eurostampa e l’albese Tcn sono due imprese vincenti
Una vista dall’alto dello stabilimento albese della Tcn group di cui fa parte la premiata Vehicles division.

ALBA «La situazione purtroppo è peggiorata», lo dice Mariagrazia Lusetti, della Fiom Cgil Cuneo, con riferimento alla situazione alla Tcn vehicles di corso Asti: dal 7 gennaio, dopo la pausa invernale dell’attività, scatteranno 13 settimane di cassa integrazione per i 143 dipendenti attivi in questo momento. Già a ottobre, l’ex Bianco aveva annunciato il ricorso a nove settimane di cassa ordinaria. Una necessità legata a un calo degli ordinativi, a sua volta per effetto della crisi dell’automotive, con il crollo di Stellantis e tutte le conseguenze connesse.

Da qui, l’annuncio di una seconda procedura di cassa integrazione. Riprende la sindacalista: «Gli ordini da Stellantis sono stati cancellati e anche altre realtà sono in crisi, da Mercedes a Volkswagen, con un forte calo del lavoro per le realtà come la Tcn, che subiscono a pieno l’impatto di questo quadro generale». L’azienda si occupa, infatti, di lavorazione meccanica e assemblaggio di componenti in alluminio proprio per il settore auto e moto. «Anche le due ruote stanno vivendo un momento molto difficile, basti pensare alla crisi di Ktm. Oltre agli ordinativi, le ricadute negative derivano dal mancato pagamento delle fatture pregresse». La Tcn vehicles ha così richiesto tredici settimane di cassa integrazione, «il massimo che può essere concesso per la procedura di tipo ordinario».

Riguarderà tutti i dipendenti, senza distinzioni. Devono ancora essere definite le modalità: «L’azienda, nei primi incontri, ci ha comunicato l’intenzione di chiudere per uno o due giorni alla settimana, ma non è ancora una decisione ufficiale». A subire già gli effetti della crisi sono gli interinali, come conclude Lusetti: «Per quindici di loro, è cessato il contratto alla prima tornata di cassa integrazione e altri quindici resteranno a casa anche a questo giro. In azienda rimarranno solo sei o sette interinali, che garantiscono professionalità non presenti tra i dipendenti». Una situazione tutta da monitorare.  

Francesca Pinaffo

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