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A chi giova se il mondo brucia per le guerre e tutti stanno a guardare

Guerra in Libano

Gentile direttore, ogni giorno i notiziari propinano immagini e fatti relativi alle guerre in corso sul nostro pianeta. Dopo la Seconda guerra mondiale, che ha provocato milioni di morti e immani sofferenze nel mondo intero per la follia nazifascista, pensavo che l’umanità avesse raggiunto il fondo e non poteva che risollevarsi, proprio facendo leva sulla lezione della storia.

E invece a nulla è servita la tragedia di due conflitti mondiali. Assisto a celebrazioni su questo o quel personaggio che eroicamente ha lottato per la libertà, o a commemorazioni di interi eserciti che sono stati mandati al macello e che, avendo fatto il loro dovere nei confronti della patria, dovrebbero essere un monito per le generazioni successive.

Mi chiedo: a cosa serve mantenere un intero pianeta sotto la minaccia, molto concreta, di armi di distruzione di massa? A chi giova un equilibrio del terrore, che qua e là incendia interi Paesi e ne fa dei deserti per la vita umana e di tutti gli altri esseri viventi? Con quale coscienza etica (se ne hanno una) operano i trafficanti d’armi e i reggitori delle sorti delle nazioni? Possibile che le sofferenze di bambini, donne e anziani non toccano nessun cuore di chi fa la guerra?

Ma c’è un’altra domanda che mi tormenta e che riguarda quanti tra noi si esimono da qualsiasi presa di posizione perché non potrebbero fare nulla. Ma che quotidianamente non si fanno scrupolo nel criticare, o addirittura demolire con le loro scelte politiche, quelle poche istituzioni che, nel bene e nel male, per oltre mezzo secolo hanno garantito un minimo di tranquillità nel mondo.

Le Nazioni unite sono diventate impotenti, l’Unione europea marcia con 27 posizioni diverse (una per ogni Stato aderente). E anziché potenziare questi organismi sovranazionali, si fa di tutto per renderli innocui e insignificanti. Davvero ci sarebbe bisogno di statisti e leader capaci di traghettare il mondo in una dimensione di convivenza pacifica e solidarietà. E qui mi chiedo cosa ha fatto finora il mondo cattolico e la Chiesa in una prospettiva rivolta al futuro piuttosto che alle recriminazioni sul passato.

Giulio Benedetti, Bra

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