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Ad Alba il commercio va in controtendenza: 53 negozi in più nel 2024

La maggior parte delle attività si concentrano nei grandi corsi, diventati il centro dell'attività commerciale cittadina

Ad Alba il commercio va in controtendenza: 53 negozi in più nel 2024

ALBA Ad Alba il commercio regge bene. Come evidenziato dai dati forniti dal Comune, le attività registrate al 31 dicembre 2024 sono 1.323: un anno prima, erano 1.270, con un incremento di 53 unità. Va evidenziato che la crescita si mantiene costante, dal periodo successivo alla pandemia: nel 2021, le imprese erano 1.176, salite poi l’anno successivo a 1.222.

Se si scende nei dettagli, nel totale di fine 2024 rientrano 971 negozi di vicinato: erano 946 nel 2023. Ci sono anche 235 pubblici esercizi tra bar, ristoranti e pizzerie, 7 in più rispetto all’anno precedente, e 117 strutture ricettive. In questo caso, l’aumento è stato di 11 attività.

Il saldo positivo è legato al maggior numero di aperture, in totale 67, rispetto alle chiusure, che sono state 14. Per citare altri dati, sono 36 i nuovi esercizi di vicinato, mentre 11 hanno tirato giù per sempre le serrande. Tra i pubblici esercizi, il bilancio è di 19 aperture e di 2 chiusure, mentre per le strutture ricettive, per 12 nuove attività, una ha chiuso.

Un altro aspetto da riportare riguarda i cambi di gestione, che hanno interessato 45 attività, e 3 trasferimenti di sede sempre all’interno del territorio comunale, relativi tutti a esercizi di vicinato.

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La maggior parte delle nuove aperture riguardano le zone dei corsi Piave, Europa, Langhe, Bra e Canale. A volte, non si tratta dei classici negozi al piano terra con vetrina, ma anche di attività differenti. In più, in parecchi casi, le aperture hanno dato nuova vita a locali rimasti vuoti.

È meno interessato il centro storico, che non è certo esente da novità, ma dove sono più diffuse le catene.

Commenta Roberto Cavallo, che da giugno è assessore al commercio: «La situazione albese è molto vivace e in crescita da quattro anni. Rispetto ad altre mie deleghe, come ambiente e agricoltura, quando mi è stato assegnato l’incarico ero meno preparato. In questi mesi, mi sono messo a studiare le norme e i funzionamenti, confrontandomi sempre con le associazioni di categoria: è difficile capire se il successo nel commercio albese sia dovuto a certe politiche, alla capacità di spesa dei cittadini o al fatto che il marchio Alba sia attraente. È comunque interessante notare come la ripresa post Covid-19 sia così marcata: non è lo stesso in molte altre realtà nel nostro Paese, che faticano».

Per capire quali misure mettere in atto per mantenere costante la crescita, l’assessore prosegue: «Ci stiamo confrontando e abbiamo tante idee: vedremo quali potranno essere concretizzate. Di certo, c’è ancora molto da fare: esistono anche ad Alba vetrine e spazi vuoti. Rispetto ai grandi aggregati commerciali che di solito sono posizionati fuori dal centro, i piccoli esercizi svolgono un’importante funzione di presidio territoriale. La loro presenza dà un maggior senso di sicurezza: l’area adiacente è mantenuta pulita e spesso abbellita dai gestori».

Viglione: «Un territorio con dinamiche positive»

L’Associazione commercianti albesi è da ottant’anni attenta alle dinamiche dei negozi in città e in generale al settore. In merito ai dati sulle attività presenti sotto le torri nel 2024, commenta il presidente Giuliano Viglione: «Alba si conferma una piazza appetibile per il commercio ed è significativo che le nuove attività si concentrino non soltanto nel centro storico, ma pure nei quartieri e lungo le arterie dove è maggiore il passaggio. Il fatto può essere inteso come un processo di sviluppo che coinvolge tutto il territorio comunale».

Il presidente Aca Giuliano Viglione nominato nella Giunta nazionale di Confcommercio
Giuliano Viglione, presidente dell’Aca

Lo confermano anche i dati di Confcommercio, a cui si riferisce il direttore Fabrizio Pace: «Nel contesto generale, il commercio è un comparto in attesa. Nell’ultima parte del 2024, si è verificato un leggero incremento nelle vendite al dettaglio, che però fatica a essere percepito dagli operatori per via dell’andamento disomogeneo degli affari nei vari settori. Prevale poi la vendita di servizi, legati per esempio ai trasporti e al divertimento, rispetto ai consueti beni di consumo».

Viglione: «Nei piccoli centri, il commercio deve essere sostenuto per evitare la desertificazione, che è diventato un grave problema sociale pure nei quartieri di molte città. Da parte delle associazioni come la nostra, occorrerà lavorare insieme alle Amministrazioni per continuare a valorizzare l’intero comparto».

 Davide Barile

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