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La storia / Il castello medievale di Bra che sorgeva sul Monte Guglielmo e l’antica Santa Maria

Nel 1515, l’obsoleta fortificazione venne fatta smantellare da Carlo di Borbone

La storia / Il castello medievale di Bra che sorgeva sul Monte Guglielmo e l’antica Santa Maria
Il modello conservato nell’archivio comunale

BRA Del castello medievale di Bra, abbattuto nella prima metà del secolo XVI, esistono una miniatura, dei rilievi e delle tracce in un quadro. Per scriverne mi muovo con l’aiuto di una preziosa ricerca firmata da padre Isella, grazie al quale ho portato a termine il saggio breve Bra, il castello scomparso, uscito su Roero terra ritrovata, del quale ripropongo alcuni brani salienti. La miniatura è quella del maestro Giovannino de Grassi, nel suo prezioso Codex Astensis, probabilmente tra il 1383 e il 1387.

Il quadro è custodito nella chiesa dei Battuti neri o San Giovanni Battista decollato. È un dipinto votivo seicentesco, un olio su tela, raffigurante santa Barbara, con al centro la vista molto sintetica della città. Sullo sfondo, guardando a destra, appare il castello sul Monte Guglielmo. Il dipinto, opera di Giovanni Antonio Croce, è datato 1662; è importante, più che per il valore artistico, perché costituisce un documento storico locale dove si tramanda la figura dell’antico abitato cittadino, come era ricordato dai braidesi in tempi ancora relativamente vicini. L’opera “narra” le vicende iniziali della Confraternita legata al castello e poi al quartiere cinquecentesco di Santa Barbara.

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Il castello di Bra nella miniatura del Codex Astensis (1383-87 circa).

La miniatura, invece, è stata riproposta in un’opera curata da Gian Giacomo Fissore. È riportata come immagine soltanto evocativa e perciò ritenuta «non verosimile» anche da Enrico Lusso nella pubblicazione Le origini di una città. Ma costituisce comunque la memoria visiva dell’antica fortificazione.

Il castello appare stilizzato. Intanto dov’era? Verosimilmente sul monte oltre Santa Chiara, verso e intorno alla Zizzola. L’immagine rinvia agli anni della signoria di Gian Galeazzo Visconti sul comitato di Asti; in quegli ultimi decenni del Trecento, il vecchio castello dei de Brayda non costituiva più il perno difensivo della villa murata, ma svolgeva solo un ruolo di controllo per la sua collocazione sul colle. Vi potevano risiedere il castellano e un funzionario della signoria viscontea.

Ma proviamo a cercare di capire com’era questo castello. Si rileva anzitutto che c’è un’unica struttura a pianta quadrangolare larga una decina di metri. Un complesso edilizio delimitato, non confondibile con un recinto fortificato di proporzioni molto superiori quale poteva essere l’intero borgo murato di Bra nella seconda metà del Trecento.

A ritenere di poter riconoscere tout-court nella miniatura trecentesca del Codex l’immagine del castrum dei de Brayda fu, nel 1888, Antonio Mathis.

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Gian Mario Ricciardi

Nel 1515, l’ormai obsoleta fortificazione medievale venne fatta smantellare da Carlo di Borbone conestabile di Francia; la struttura era ormai declassata da oltre cento anni e già sostituita per la difesa dal nuovo borgo-murato. Dal 1625 al 1802, l’area divenne il sito del nuovo convento dei frati Cappuccini insediati in Bra, vicino a Santa Chiara.

Nei quasi quattrocento anni di vicende cittadine, l’antico castello subì distruzioni parziali e alcuni adattamenti di cui sono rimasti pochi cenni.

Del castello miniato nel Codex astigiano esiste il modellino conservato negli archivi del Comune, regalo dei Cappuccini. La struttura comprende tre torri e una chiesa romanica, Santa Maria al castello.

Le note d’archivio dei Cappuccini indicano che fu utilizzato dai frati a partire dall’inizio della loro presenza sul colle e cioè dal 1625 fino al 1634. Era la cappella del castello e in essa officiava il priore di Sant’Andrea. Secondo Mathis era stata «anticamente fabbricata (…) in un bivio, che a sinistra metteva alla vetta del colle (oggi Zizzola) e a destra menava a Pocapaglia (attuale strada Fey)».

Gian Mario Ricciardi

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