
VERDUNO La sua patologia retinica rendeva l’ambiente esterno inaccessibile. Non avrebbe più potuto svolgere le funzioni quotidiane basilari, la nebbia aveva sostituito le forme. Eppure, Mattia (nome di fantasia) non ha rinunciato alla possibilità di sperare.
Giorno dopo giorno, con fatica e costanza, ha lavorato con un professionista sanitario e il microperimetro, uno strumento che consente di sfruttare le risorse e i punti funzionanti del proprio campo visivo compensando i deficit di altre zone. Si tratta di uno strumento d’avanguardia tecnologica presente in poche strutture sanitarie del paese.
Oggi anche l’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno può contare sull’operatività del dispositivo grazie alla fondazione Ospedale Alba-Bra. Alla cerimonia di inaugurazione avvenuta il 7 febbraio erano presenti la donatrice Elisa Signorini, oltre alla direttrice dell’Asl Cn2 Paola Malvasio, gli ortottisti e gli oculisti del Ferrero, il direttore della struttura Giuseppe Delpiano e Bruno Ceretto, presidente della fondazione.
«Il microperimetro viene utilizzato, principalmente, per i pazienti affetti da patologie retiniche centrali (per esempio la maculopatia) dove si creano “scotomi assoluti”, ovvero zone cieche che inficiano la visione di precisione, la lettura, la scrittura o il riconoscimento volti», spiega l’ortottista assistente di oftalmologia, Paola Comessatti.
«Lo strumento viene utilizzato per la riabilitazione cercando di stimolare la fissazione periferica associandola a esercizi di lettura a tavolino e a domicilio». Le attività di riabilitazione visiva dell’Asl Cn2 sono erogate dal 2006, in collaborazione e integrazione con l’Asl Cn1 di Fossano. «Negli anni sono stati diversi i riscontri positivi dai pazienti che hanno “creduto” nella riabilitazione», conclude l’ortottista.
È un atto di fiducia ma anche di disciplina: servono sessioni costanti e pratiche ostinate per poter riacquistare competenze e funzionalità visiva. Il tempo dedicato gioca un ruolo decisivo sia da parte del professionista che del paziente.
Comessatti: «Ovviamente il processo terapeutico deve partire dalla volontà del paziente e dall’obiettivo che vuole raggiungere. Se devo pensare a
un’immagine che meglio sinterizza tutto questo, mi viene in mente un paziente che dopo almeno un anno di lavoro è riuscito a sfruttare al meglio la zona retinica periferica e abbandonare l’utilizzo di ausili elettronici ritornando a usare lenti tradizionali iper-correttive, raggiungendo una buona qualità di vita in autonomia».
La direttrice generale dell’Asl, Paola Malvasio ha concluso: «Desidero esprimere il mio vivo ringraziamento per questa importante donazione. Possiamo contare sul lavoro quotidiano di ottimi professionisti, ma sono iniziative come questa che ci consentono di continuare a innovare e ci spingono a fare sempre il meglio per i pazienti presenti sul territorio dell’Asl».
Valerio Re
