
LA STORIA Alessandro Mecca, classe 1984, già chef allo Spazio7 di Torino dove ha ottenuto una stella Michelin nel 2018 – uno dei primi ristoranti in Italia posto all’interno di un museo, nell’ambito della fondazione Sandretto Re Rebaudengo –, nel 2022 viene contattato per portare un po’ di aria di novità al ristorante del castello di Grinzane. La collaborazione va in porto: «Lo frequentavo come cliente, era un sogno per me avviare un progetto in un luogo con una storia così prestigiosa», dice lo chef.
Come vede le Langhe, Mecca?
«Queste colline sono un territorio molto forte, dove si percepisce il passato, il fatto che le generazioni precedenti hanno lavorato molto bene per portare questo benessere turistico. Bisogna continuare a essere ambiziosi, diversificare un po’, attraverso l’arte contemporanea e migliorare l’attrattiva dei musei. La clientela internazionale cerca esperienze non solo enogastronomiche, ma anche culturali».

Tra i suoi piatti firma, sottolineiamo il finto pomodoro e la scaloppina al burro, che non passano certo inosservati: ce li spiega?
«Il finto pomodoro è una vera e propria lode al Piemonte, una membrana di acqua di peperone, farcita di tonno, capperi e acciughe. Una reinterpretazione del classico peperone ripieno, per intenderci. La scaloppina al burro è un filetto di vitello all’albese, senza sale: la sapidità è data dal caviale e, sopra, serviamo un burro di carne ricavato dagli scarti del filetto di vitello. La mia è una cucina italiana, prevalentemente classica, con un occhio di riguardo per le Langhe».
Da tempo si parla molto di come i riconoscimenti delle guide gastronomiche, per essere mantenuti nel tempo, creino un forte stress nello chef e nella sua brigata: lei riscontra questo fenomeno?
«Ho fatto delle scelte, da sempre. Lavoro dall’età di 15 anni e all’inizio trascorrevo anche quattordici ore al giorno in cucina: era l’aspetto più importante della mia vita e non mi pesava. Dopo la malattia di mia mamma e purtroppo la sua perdita, sono cambiate le mie priorità: ho capito come si possa condurre un ottimo ristorante anche dedicando una parte importante della vita quotidiana alla propria famiglia. Attualmente lavoriamo dal mercoledì alla domenica, per dare più spazio al tempo libero. Ho la fortuna di avere una brigata giovane e questo mi spinge ad avere grandi motivazioni».
La sua clientela al maniero da chi è composta oggi?
«Gli italiani rappresentano circa la metà di chi arriva da noi. Per quanto riguarda gli stranieri, sono soprattutto tedeschi e svizzeri, ma direi che sono rappresentate tante nazionalità. L’aspetto che mi rende più orgoglioso? Il fatto di avere tanti clienti affezionati che mi hanno seguito da Torino».
Filippo Bonardo Conti
