
SANTO STEFANO ROERO Come previsto è arrivata nei giorni scorsi la sentenza di condanna per Renato Maiolo, ex primo cittadino di Santo Stefano Roero, alla sbarra per maltrattamenti nei confronti di C.G., una dipendente comunale.
Accompagnato dall’avvocato Roberto Ponzio, Maiolo ha ascoltato nelle aule del Tribunale di Asti la pena letta dalla giudice Elisabetta Chinaglia: due anni di reclusione (con doppi benefici di legge) e 10mila euro di risarcimento danni alla parte offesa costituitasi parte civile con l’avvocata Chiara Luciani di Torino. In aula, nelle scorse settimane, il pubblico ministero Donato Repole aveva chiesto per l’ex sindaco roerino quattro anni di reclusione e la parte civile 20mila euro di risarcimento. Nell’ultima occasione, prima della sentenza, il Pm ha invece ripercorso i motivi dell’accusa.
Stando a quanto emerso, la donna, responsabile dell’ufficio tecnico comunale, sarebbe stata sottoposta quotidianamente a vessazioni e condotte denigratorie, insultata con frasi come: «Deficiente, non vali niente, incompetente».
La responsabile avrebbe assistito a episodi di violenza, in un’occasione Maiolo avrebbe rotto con un pugno il termostato dell’ufficio, minacciato la donna con un estintore o gettato a terra tutti i fogli presenti sulla sua scrivania.
I comportamenti messi in atto dal luglio del 2012 all’agosto del 2019 avrebbero determinato nella donna, secondo un verbale Inail del 2022, uno stato di prostrazione psicologica tale da cagionare una malattia professionale: in particolare un disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso con riduzione della capacità lavorativa pari al 12%.
«Faremo appello confidando in una diversa lettura e interpretazione delle risultanze processuali», annuncia l’avvocato della difesa Ponzio, accanto a Maiolo anche in altri due procedimenti che lo vedono coinvolto. «Per noi si è trattato di rimproveri sporadici, sempre conseguenti a gravi inadempimenti lavorativi e a una pessima gestione dell’ufficio. I fatti avvenuti tra il 2012 e il 2019 sono stati denunciati solo alcuni anni dopo. Il comportamento di Maiolo non è mai sconfinato nel maltrattamento e non può essere considerato il nesso causale per la malattia professionale».
Elisa Rossanino
