
ROERO Fronte comune per i dodici imputati coinvolti nel procedimento penale iniziato con l’operazione denominata Feudo 2 condotta dalla Guardia di finanza in alcuni Comuni del Roero: Santo Stefano Roero, Vezza d’Alba e Montaldo Roero. Nell’ultima udienza celebrata il 25 febbraio davanti a Elisabetta Chinaglia e ai giudici a latere Matteo Bertelli Motta e Roberta Dematteis, tutti hanno chiesto l’assoluzione.
In particolare la parola per le repliche è stata data agli avvocati: Marta Giovannini e Marco Calosso per l’ex sindaca di Vezza Carla Bonino, l’avvocata Silvia Calzolaro per l’ex vicesindaco Giuseppe Steffanino, mentre per l’ex primo cittadino di Santo Stefano Roero Renato Maiolo la difesa era affidata agli avvocati Roberto Ponzio e Pierpaolo Berardi. Poi è stata la volta dell’avvocato Piermario Morra per il geometra albese Giovanni Careglio e di Giorgio Piazzese in aula per rappresentare l’ex sindaco di Montaldo Roero Fulvio Coraglia. Infine la parola è passata all’avvocato Enrico Gaveglio in difesa dell’ingegnere Valter Peisino e all’avvocata Michela Malerba per l’architetta Cinzia Gotta. Al termine, il processo è stato rinviato per le repliche al 14 marzo. L’udienza del 25 ha ricalcato quella del giorno precedente (lunedì 24 febbraio) dedicata agli imputati del procedimento nato dall’operazione madre: Feudo 1.
Lunedì 24, nelle aule del palazzo di giustizia astigiano riunito in composizione collegiale con il presidente Alberto Giannone e le giudici a latere Victoria Dunn e Francesca Rosso, gli avvocati delle difese hanno concluso le arringhe e alcuni imputati hanno mosso dichiarazioni spontanee. Poi il processo è stato rinviato al 2 aprile per repliche e la sentenza che metterà la parola fine al procedimento.
Il commento
Al termine Roberto Ponzio, avvocato di Maiolo (per il quale il Pm Davide Lucignani ha chiesto 6 anni di reclusione per Feudo 1 e 1 anno e quattro mesi per Feudo 2) commenta: «Nel procedimento primario Renato Maiolo deve rispondere di 20 imputazioni nel secondo filone deve rispondere solo di una per altro in concorso con altri. Non si capisce perché non sia stata creata un’unica vicenda processuale, ma sia stata articolata in due tronconi separati. Non si capisce neppure perché alcuni soggetti siano sfilati in aula in qualità di testimoni quando sarebbero dovuti essere tra gli altri imputati».
Elisa Rossanino
