PENSIERO PER DOMENICA – VIII TEMPO ORDINARIO – 2 MARZO
Cosa serve per camminare nella vita? Forse qualcosa di più di quanto cantava Nino Manfredi in un vecchio e celebre motivo: «Basta ‘a salute e un par de scarpe nove». Secondo la Scrittura, oltre alla salute del corpo e dello spirito (un dono di Dio!), servono una meta per orientarsi e indicazioni pratiche di cammino. Nelle letture di questa domenica troviamo alcune indicazioni concrete, attinte dalla sapienza umana. La prima lettura è tratta da quello scrigno di sapienza che è il Siracide (27,4-7). Anche Gesù, come suggerisce il Vangelo (Lc 6,39-45) ha attinto da questo scrigno che evidentemente conosceva molto bene. Attingiamo anche noi alcune indicazioni di vita molto pratiche.

Fa’ attenzione a come parli. Interessante l’invito ripetuto da Siracide a vigilare sulle parole. Per un po’ è possibile «parlare bene e razzolare male», ma alla lunga e soprattutto quando la vita “ci setaccia”, i nodi vengono al pettine; quanto abbiamo nel cuore viene a galla. Allora le parole rivelano o la grandezza o i difetti dell’uomo. «La parola rivela i pensieri del cuore»: per questo «il modo di ragionare è il banco di prova per l’uomo».
Vigilare sulla sincerità del cuore. Lì, nell’interiorità dell’uomo, c’è la radice invisibile che si rivela solo nei frutti: «Il frutto dimostra come è coltivato l’albero». Gesù, profondo conoscitore della campagna fa esempi parlanti: «Non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo». Gesù è venuto per aiutarci a cambiare il cuore: è molto di più di un semplice maestro di morale; può cambiare il nostro cuore. In che modo? Lo possiamo ricavare dall’ultima enciclica di papa Francesco, Dilexit nos. Il cambiamento interiore è frutto a un tempo della grazia di Dio e del “contagio” della contemplazione del cuore di Gesù, cioè del suo infinito amore nei confronti delle persone.
Scegliere attentamente i maestri di vita. L’invito del Vangelo a diffidare dei “ciechi” non riguarda il deficit visivo, perché ci sono persone prive della vista fisica che “vedono” la vita e si orientano in essa meglio di tanti con la vista perfetta. I maestri ciechi sono quelli che non vedono e quindi non sanno indicare le mete della vita e possono portare fuori strada. Se pensiamo alle persone che in questo momento hanno in mano le sorti dell’umanità, è lecito almeno chiederci se non sia reale il pericolo di cadere nel “fosso” della guerra, del disastro climatico, delle disuguaglianze. Noi non possiamo giudicare le persone, però, Vangelo alla mano, siamo autorizzati a valutare i frutti. E spesso questi hanno caratteri molto evidenti!

