PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI QUARESIMA – 30 MARZO
A metà del percorso quaresimale c’è la domenica “Laetare”, con un preciso ed esplicito invito alla gioia. Se la Quaresima è cammino verso Dio, noi camminiamo verso di lui per cercare la gioia. Le letture della Messa ci coinvolgono in una situazione lieta che tutti nella vita abbiamo sperimentato: la gioia di tornare a casa. È quella degli Israeliti che rientrano in Canaan dopo essere stati schiavi in Egitto e dopo aver a lungo peregrinato nel deserto (Gs 5,9-12), o del figliol prodigo (Lc 15,11-32).

Non è facile capire Dio. Lo vediamo chiaramente nella parabola raccontata da Gesù. Dei due figli, nessuno ha capito il cuore del Padre: né il figlio minore che a un certo punto se n’è andato via di casa, né lo stesso figlio quando ha deciso di tornare spinto dalla miseria e dalla fame, né il fratello maggiore che è rimasto a casa, ma con lo spirito del “servo”. Comprendiamo allora il senso delle parole di Paolo ai Corinzi (2Cor 5,17-21): «Lasciatevi riconciliare con Dio». Solo con il suo aiuto noi possiamo capirlo.
C’è una fede in Dio imperfetta e interessata. È quella del figlio che decide di tornare per la sicurezza economica che la casa paterna offre. È lo stesso motivo che aveva indotto il figlio maggiore a restare a casa: questa offriva la garanzia di una vita ordinata e sicurezza economica. Oggi questo tipo di fede è sulla cresta dell’onda. Ha un nome preciso: la teologia della prosperità. Il nucleo di questa “teologia” è la convinzione che Dio vuole che i suoi fedeli abbiano una vita prospera, e cioè che siano ricchi dal punto di vista economico, sani nel fisico e individualmente felici. Pregare è chiedere questo, nella convinzione che Dio è al nostro servizio e le chiese sono un supermercato della fede a cui i fedeli possono “rifornirsi”.
L’amore sorprendente e “scandaloso” di Dio è descritto minuziosamente nella parabola: il padre rispetta la decisione del figlio di andarsene, non si stanca di aspettarlo, quando torna gli corre incontro e lo abbraccia, organizza la festa per il suo ritorno, spiega con pazienza all’altro figlio le ragioni del suo gesto. Due cose scandalizzano nelle decisioni di questo padre: la sua gratuità che va oltre la giustizia (dà al figlio minore ciò che non gli spettava più!) e la tenerezza, espressa dall’abbraccio con cui lo accoglie. Papa Francesco nell’esortazione apostolica Amoris laetitia la descrive così: «Parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano». Così l’amore riconcilia e cambia la vita.
Lidia e Battista Galvagno
