PENSIERO PER DOMENICA – SECONDA DI QUARESIMA – 16 MARZO
In questa seconda domenica di Quaresima, la liturgia rovescia le immagini di domenica scorsa: dalle immagini di tentazioni a quelle di salvezza. Questa è stata comunicata da Dio con tre grandi rivelazioni: la rivelazione del rapporto di fedeltà che lega Dio all’uomo nella persona di Abramo (Gen 15,5-18), la rivelazione del destino glorioso dell’uomo salvato da Cristo (Fil 3,17-4,1), la rivelazione della divinità di Gesù (Lc 9,28-36). Diamo uno sguardo ai tre testi biblici.

L’alleanza con Abramo arriva in un momento in cui il patriarca sente l’oscurità della fede e dell’avventura in cui si è imbarcato. La mancanza di un figlio-erede chiude tutti gli orizzonti di futuro. La risposta di Dio è paradossale: «Guarda in cielo e conta le stelle se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza». Poi l’alleanza viene siglata con un rituale truculento: il passaggio dei contraenti tra le carcasse sanguinanti di animali divisi a metà. A chi dovesse violare l’alleanza viene prospettato un destino analogo! Ancora più ambigua la promessa finale: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al fiume Eufrate»: uno Stato di Israele esteso dall’Egitto alla Mesopotamia di quanti morti avrebbe bisogno? In realtà, il sogno di Dio è un sogno di pace, non di violenza, ma anche Gesù farà fatica a chiarirlo: pagherà con la vita il suo chiarimento! Il senso profondo dell’alleanza è che Dio è amico dell’uomo e sta dalla sua parte. Questo vale ancora per noi.
La rivelazione dell’identità di Gesù è stata un processo lento e progressivo. In esso si collocano momenti particolarmente significativi, che, dopo la risurrezione di Gesù, hanno espresso tutta la loro forza rivelativa. La «trasfigurazione» è un momento del genere. Luca, come tutti i sinottici, la colloca su un monte, ma aggiunge che ha avuto luogo in una cornice di preghiera. Lì è avvenuta la prima intuizione che Gesù era il Salvatore, il compimento dell’antica alleanza e che la cosa più importante era ascoltare la sua Parola.
La rivelazione dell’identità del cristiano salvato chiude la lettera di Paolo ai Filippesi: uno scritto pieno di affetto, teso a rassicurare i destinatari. Anche i credenti saranno trasfigurati: «Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso». È la sfida paradossale della fede, che può aiutarci di fronte a scenari di malattia grave, di handicap, di declino fisico: il destino finale del nostro corpo è questo! Difficile da credere, ma grande consolazione, per fare di tutta la nostra vita un dono.
Lidia e Battista Galvagno
