
ALBA Le società che fanno parte del consorzio Cogesi, tra le quali c’è anche Sisi (Società intercomunale servizi idrici, alla guida del depuratore di Govone), si sono riunite come previsto a inizio della scorsa settimana, per non venire meno al mandato ricevuto a dicembre dall’assemblea dei sindaci: entro il 31 marzo, andava trovata la strada da seguire per pagare a Egea acque il valore residuo (Vr), i circa 70 milioni di euro che corrispondono agli investimenti effettuati sulle reti.
Una cifra cresciuta anno dopo anno, dal 2018 a oggi. Da quando la maggior parte dei sindaci della Granda votarono per una gestione pubblica del servizio idrico integrato: i privati avrebbero dovuto uscirsene in tempi brevi. Ma così non è stato e, a distanza di sette anni, Langhe e Roero restano l’ultima roccaforte in mano a Egea, fatta eccezione per il depuratore. Nel frattempo, il consorzio pubblico Cogesi ha portato a termine il subentro nelle altre zone della provincia.
Il territorio si è di nuovo espresso a favore del pubblico
Con il passaggio di Egea a Iren, che a inizio marzo ha inviato la proposta di una partnership pubblico-privata per continuare a gestire le reti, completare questa fase è ancora più urgente. Anche perché, a dicembre per l’appunto, i sindaci hanno confermato la loro decisione: l’acqua deve essere pubblica. Le società già entrate in Cogesi avevano di fronte a sé due scelte: la patrimonializzazione dello stesso consorzio, che consisteva in una sorta di “svuotamento” delle singole società che ne fanno parte così da renderlo più forte e in grado di reggere al pagamento del Vr, oppure l’accesso a un finanziamento. Alla fine ad avere la meglio è stata una soluzione alternativa. Lo dice Emanuele Di Caro, attuale presidente di Cogesi: «Con l’advisor incaricato, era stata individuata la strada della patrimonializzazione, che garantiva anche investimenti sul lungo periodo».
Ma, per le società, «era un’operazione troppo complessa e hanno preferito ragionare sul finanziamento». In realtà, non ci sarà soltanto un prestito: per accedere alle risorse, si procederà anche a un aumento di capitale a favore della stessa Cogesi e, nel frattempo, le attività in mano a Egea acque dovrebbero passare alle tre società già operative sul fronte della gestione e della distribuzione (tra cui anche Sisi). In questo modo, da ciò che trapela, le risorse necessarie verranno coperte in parte da Cogesi e in parte da un finanziamento. Sembra che il gruppo bancario coinvolto sia Iccrea, di cui fa parte Banca d’Alba.
Vanno garantiti anche gli investimenti
Il limite temporale a cui si guarda è il 2029: «Verranno anche garantiti investimenti. Rispetto alla strada individuata dall’advisor, l’orizzonte è più vicino. Per il futuro, poi, bisognerà ragionare su ulteriori passaggi», prosegue Di Caro. Ma che cosa accadrà, a questo punto? «Il prossimo obiettivo è il 30 giugno, la data fissata dall’assemblea dei sindaci per pagare a Egea la cifra in questione. Ci muoveremo per essere pronti».
E sulla proposta di Iren? «Non è di nostra competenza: è una questione politica, su cui dovranno esprimersi in modo chiaro l’Ato (l’Autorità d’ambito territoriale, ndr) e i sindaci». Alcuni, Alberto Gatto per Alba e Gianni Fogliato per Bra, hanno già ribadito la scelta del pubblico.
Anche la Provincia si è espressa sul tema, con una nota a firma del presidente Luca Robaldo: «In ossequio al termine del 31 marzo, il consorzio ha comunicato di avere deliberato. Quanto deciso sarà comunicato ai sindaci durante la prossima assemblea, in programma per lunedì 5 maggio».
Robaldo ha anche dato notizia di un incontro tra le società pubbliche per approfondire i contenuti della proposta di Iren: «Si ricorda che la Provincia non detiene alcuna competenza specifica nell’ambito della gestione del servizio idrico e che le deliberazioni dell’assemblea dei sindaci hanno carattere di indirizzo politico». Il fatto che oggi ci sia, a quanto pare, una comunione d’intenti sul pubblico sembra essere la premessa necessaria per uscire dallo stallo.
Francesca Pinaffo
