
ALBA L’Otello di William Shakespeare in una versione moderna sarà presentato al Sociale mercoledì 9 aprile alle 21 dalla compagnia Arca azzurra diretta da Emanuele Gamba. Il vero protagonista sarà Iago, interpretato da Giuseppe Cederna. L’attore romano è stato ad Alba l’ultima volta per l’apertura della stagione 2021 con il Tartufo di Molière. Ma rimarrà per sempre memorabile la sua partecipazione, il 5 ottobre 1996, al concerto dei Csi Un giorno di fuoco in San Domenico e al Partigiano Johnny di Guido Chiesa. «Alla città mi legano dei ricordi bellissimi, soprattutto con gli amici Paola Farinetti e Gian Maria Testa».
Cederna, che Otello porterete sul palco del teatro Giorgio Busca?
«Un adattamento particolarmente coraggioso, che per un terzo della durata è una commedia. I personaggi sono comici in tutto, tranne uno: Iago. Il regista si è ispirato in parte al cortometraggio Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini, contenuto nel film a episodi Capriccio all’italiana del 1968».
Come si sente a fare Iago?
«Faccio il cattivo dall’inizio alla fine e mi trovo benissimo: devo dire che ciò mi spaventa. Mi piace il fatto di poter usare molto il mio corpo, Iago si muove come un ballerino senza mai esagerare. Mantiene una voce flautata, pur nei momenti in cui dice cose tremende. Sono sempre in primissimo piano e mi sento come se una macchina da presa mi stesse sempre addosso».
In che modo è stato accolto l’avvio comico?
«Il pubblico ride, chi più e chi meno. Lo fa con una certa resistenza, quasi pensasse “ma come osano?”. Però i temi restano seri e le occasioni per riflettere sono ben presenti: il femminicidio, per esempio, non è buttato in burla. Gli spettatori sono spiazzati pure alla fine del primo atto. In realtà un’interruzione non c’è: dopo nemmeno un’ora si spengono le luci e si chiude il sipario, ma l’intervallo e i momenti in camerino sono rappresentati direttamente sul palco. Gli attori si rilassano, parlano tra di loro, si lamentano e si chiedono perché la storia debba essere così dolorosa. È un artificio pirandelliano».
Davide Barile
