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Il pellegrinaggio dall’Albese al santuario di Oropa per Olivia

Il santuario di Oropa sarà custode del fiocchetto di Olivia, la neonata che Valter, il nonno, ha inteso raccomandare alla Madonna nera

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LA STORIA Il santuario di Oropa sarà custode del fiocchetto di Olivia, la neonata che Valter, il nonno, ha inteso raccomandare alla Madonna nera, arrivando a piedi tra i monti biellesi. La Vergine veglierà su di lei e sulle intenzioni delle altre persone del gruppo che con lui hanno raggiunto in pellegrinaggio il complesso mariano a circa 1.200 metri di altitudine.

Valter, Francesca, Carla, Carlo, Beppe e Laura sono partiti da vari paesi dell’Albese (Montaldo Roero, Gallo d’Alba, Camo e Castiglione Tinella) per percorrere in tre giorni, il tratto del Cammino di Oropa che unisce Santhià al santuario d’imponente bellezza.

L’iconico cammino che lo raggiunge è una rete di itinerari che si sviluppano tra Biellese, Canavese e Valle d’Aosta, permettendo ai pellegrini che intendono cimentarsi di procedere lentamente, contando solo su sé stessi. «Noi abbiamo scelto di percorrere in tre tappe il tratto della Serra, che si sviluppa per circa 65 chilometri», spiega Valter a nome di tutto il gruppo.

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Il sentiero è particolarmente adatto per chi è alla prima esperienza, magari diluito in quattro tappe, ma è molto bello anche per i più esperti, “concentrato”. Con il Cammino di Oropa canavesano, che parte da Valperga e arriva al santuario dopo 85 chilometri, il Cammino di Oropa orientale, 33 km in tre tappe, con caratteristiche tecniche più impegnative, e il Cammino di Oropa valdostano, che collega Fontainemore al santuario attraverso un tracciato di montagna lungo 16,7 km, rappresenta una modalità di vivere l’esperienza interiore sempre più utilizzata.

Valter: «Lungo il sentiero s’incontrano molte persone, si stringono amicizie o, talvolta, si scambiano invece poche parole, avendo modo di riflettere. L’esperienza è molto forte, anche dal punto di vista naturalistico, perché ci si muove quasi sempre nel bosco, attraverso scenari di una toccante magnificenza. Si tratta di un modo di camminare che induce all’introspezione, certamente diverso rispetto a quello a cui si è avvezzi in montagna».

 6Il complesso di Oropa comprende, oltre al Sacro monte, la chiesa originaria sorta sulla base di un antico sacello e il santuario attuale, dotato di diverse strutture destinate all’ospitalità di fedeli e turisti, curati dalle Figlie di Maria, un gruppo di donne che, pur senza emettere i voti religiosi in forma pubblica, si dedica all’assistenza dei pellegrini e alla cura della struttura. I nostri sei sono partiti da Santhià venerdì 23 maggio, prendendo la via Francigena per giungere a Magnano, sfiorando il Lago di Viverone. Dopo aver fatto tappa in un ospitale bed&breakfast il gruppo ha raggiunto il santuario di Graglia il sabato e, quindi, domenica 25, Oropa.

Conclude Valter: «L’ultimo tratto era il più impegnativo, ma l’arrivo al santuario è stato spettacolare, la meta fisica e spirituale per cui ci siamo impegnati. Dopo pranzo abbiamo visitato il complesso religioso, con la residenza sabauda, e partecipato alla Messa del pomeriggio, durante la quale abbiamo consegnato alla Madonna le personali intenzioni, mentre si leggevano i nostri nomi insieme a quelli degli altri pellegrini giunti in giornata: è stata una grande emozione».

Maria Grazia Olivero

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