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Intercultura: non è solo un viaggio, è un’esperienza per la vita (LE STORIE)

La sezione Alba-Bra ha consegnato le borse di studio ai ragazzi e alle ragazze che partiranno per questa edizione

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Tutti i premiati con le borse di studio.

di Mirea Chiara Grimaldi 

IL PROGETTO «Cambiare non è semplice: significa uscire dalla propria zona di comfort, abbandonare abitudini consolidate e rimettersi in discussione. Abbracciare l’incertezza è un passo necessario per volgerla in un progetto di cambiamento positivo». Secondo questi valori, negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale nasceva Intercultura. Da un gruppo di persone reduci da un’esperienza all’estero e apprezzandone il potenziale educativo, prese vita l’idea di fondare l’associazione, che dal 1955 offre ai giovani l’opportunità di trascorrere un periodo di studio in un Paese straniero, con la possibilità di scegliere tra 60 mete diverse.

In Italia, negli ultimi anni, due terzi degli studenti hanno realizzato il loro sogno grazie alle 25mila borse di studio assegnate con il supporto di fondazioni, enti e aziende. Sul campo, ci sono 5.500 volontari distribuiti in 160 città italiane.

Chi partirà

La missione di Intercultura è quella di costruire ponti tra mondi diversi e soprattutto formare cittadini globali e consapevoli. Una sezione è attiva nella zona di Alba e Bra. Lo scorso 7 giugno, si è riunita all’Università di Pollenzo per celebrare i 10 anni del centro locale e premiare i 15 vincitori del bando per l’anno 2025-2026: Riccardo Angeli che trascorrerà sei mesi in Brasile; Beatrice Battaglino (tre mesi in Mongolia); Sofia Boasso (tre mesi in Corea del Sud); Andrea Castiglione (un mese in Galles); Cecilia Cauda (un anno in Argentina); Rebecca Cavallaro (un mese in Irlanda); Vanessa Coppola (sei mesi in Giappone); Giacomo Bin Fiori (un anno in Cina); Celeste Lazzaro (tre mesi in Germania); Michele Lucibello (un mese in Spagna); Mattia Mascarello (sei mesi in Argentina); Cristina Mascialino (un anno in Messico); Virginia Pavese (un anno in Argentina); Diego Pizzorni (un mese in Giappone); Alessandro Quinterno (un mese in Irlanda);

Insieme agli studenti italiani vincitori, hanno partecipato anche Naoshi Kume dal Giappone, Camila Rosso dall’Argentina, Prim Nuangchalerm dalla Thailandia, accolti quest’anno dalle famiglie ospitanti nella zona di Alba e Bra. Durante l’evento, è stato anche possibile confrontarsi con ex giovani partecipanti, famiglie ospitanti e diverse scuole.

Camila, un’argentina albese

«Sono stata molto fortunata, sto vivendo un’esperienza fantastica, ho trovato una famiglia meravigliosa e a scuola mi hanno accolta bene», inizia così il racconto di Camila Rosso, una ragazza argentina di 17 anni che da gennaio ha iniziato il suo viaggio con Intercultura ad Alba, dove rimarrà fino a inizio luglio.

Camila con la sua famiglia.

«Quando sono arrivata in città non parlavo italiano, molti pensavano che essendo simile allo spagnolo avrei imparato in fretta: non è stato così, volevo comunicare con gli altri, ma non riuscivo. Da quel momento ho iniziato a impegnarmi di più. Volevo vivere questa esperienza al meglio, ma non potevo farlo senza la lingua». Camila racconta di essersi trovata un po’ in difficoltà con la scuola: «I compagni e i professori mi hanno sempre aiutata, ma la scuola qui è più difficile. In Argentina viviamo le lezioni con molta più serenità, ad Alba ho visto i miei compagni spesso preoccupati per le tante interrogazioni e verifiche».

È entrata in contatto con il mondo di Intercultura quando la sua famiglia argentina, anni fa, ha deciso di ospitare una ragazza straniera: «Ringrazio l’associazione perché mi ha anche dato l’opportunità di visitare più posti: sono stata qualche giorno al lago di Como. E, la prossima settimana, andremo a Loano e, quella dopo, a Firenze». Tra le novità racconta di un momento indimenticabile: «In Italia ho visto per la prima volta la neve: in Argentina non ha mai nevicato: è stato davvero bellissimo». Camila conclude: «Se penso che il mio percorso sta finendo, mi rattristo. Il fatto che io non voglia più tornare a casa dimostra quanto mi sia piaciuta questa esperienza: la consiglierei a tutti i giovani».

Zoe, mamma ospitante

«La mia ragazza ha iniziato l’esperienza di Intercultura con perplessità, perché convinta a studiare in Italia dalla mamma. Non conosceva la lingua, ma adesso la vedo molto più sciolta, contenta e integrata»: a parlare è Zoe White, mamma ospitante italiana.

Zoe e Prim.

Da settembre, ha accolto nella sua famiglia una ragazza thailandese, Prim, di 16 anni, che tornerà a casa all’inizio di luglio. «Inizialmente avevamo dato disponibilità per ospitarla 3 mesi: passare da zero a cento con una sconosciuta è un impegno, ma poi abbiamo deciso di continuare a ospitarla fino alla fine del suo percorso. Vederla partire senza assistere ai suoi traguardi mi dispiaceva. E abbiamo fatto la scelta giusta: l’ho vista crescere e ho potuto conoscere veramente il suo carattere e la sua personalità». Zoe racconta anche di aver conosciuto Intercultura nel 2023: «Abbiamo scelto l’associazione per il loro approccio basato sullo scambio culturale, non come business, ma come uno stile di vita: mi hanno da subito convinta, perché è un approccio in linea con i miei principi».

Prim frequenta l’istituto Cillario Ferrero di Alba, molto flessibile nell’accoglienza di studenti stranieri: «Per lei la scuola italiana è ostica, quella thailandese è molto più simile all’organizzazione americana, sia per le lezioni che per le proposte. Nel dopo scuola, fanno sport o attività scolastiche. Da noi, uscendo alle 14, ha tutto il pomeriggio libero».

Zoe conclude: «Di certo ospitare è una scelta impegnativa per tutte e due le parti, perché è un rapporto che si costruisce passo dopo passo. Ma, allo stesso tempo, ti offre anche molte soddisfazioni, con momenti di connessione, scoperte e risate».

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