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Vangelo / Pietro e Paolo: due personalità forti per un’unica missione

PENSIERO PER DOMENICA – SANTI PIETRO E PAOLO – 29 GIUGNO

Ricordare insieme Pietro e Paolo non è fare il 2×1: non è dividere l’omaggio, ma raddoppiarlo. Gli amici non si fanno ombra, ma si illuminano a vicenda, perché l’onore reso all’uno si riverbera sull’altro. È lo stile raccomandato da Paolo: «Gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12,10). Pietro e Paolo si sono stimati e rispettati, pur rivaleggiando, nella ricerca del modo migliore di annunciare il Vangelo di quel Gesù che è stato il senso della loro vita. La loro diversità di vedute ha avuto un esito positivo: l’annuncio del Vangelo sia ai giudei che ai pagani.

Vangelo / Pietro e Paolo: due personalità forti per un’unica missione
Pietro e Paolo con altri apostoli e santi, opera di Puccio di Simoni (Secolo XIV).

Le loro vite parallele e diverse sono state segnate dalla presenza di Gesù che chiama ad assumersi responsabilità (Mt 16,13-19) e premia la fedeltà alla missione (2Tim 4,6-8.17-18). Il messaggio è chiaro: il contrassegno dell’apostolo è la vita dedicata al Vangelo e alla Chiesa. Il Signore non farà mancare l’aiuto. Lo confermano le parole-testamento di Paolo: «Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza… Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli».

Il sacrificio e il dolore fanno parte della vita del discepolo. La prima lettura (At 12,1-11) è chiara: Pietro viene catturato e incarcerato per ordine di Erode. La persecuzione è stata una presenza costante nella vita della Chiesa. È significativa però l’annotazione che «mentre Pietro era in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui». La mente corre alle folle che in piazza San Pietro pregavano negli ultimi giorni di vita di papa Francesco. Pietro e Paolo – e i loro discendenti – hanno bisogno dell’aiuto di Dio e del sostegno di una comunità.

Il bilancio rassicurante di Paolo. Sappiamo che la seconda lettera a Timoteo non è stata scritta da lui, ma rappresenta il suo testamento spirituale, scritto da un discepolo. Con un po’ di fantasia possiamo immaginare che queste siano state le confidenze di Paolo in prigione: «Ho combattuto la buona battaglia ho terminato la corsa, ho conservato la fede». Conoscendo la sua vita avventurosa, possiamo tradurre “Ho vissuto in pienezza la mia vita”. Ne è valsa la pena? Paolo non ha dubbi: sì. Per cui: «Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno»: annunciare il Vangelo ha dato pienezza alla vita. Sono le parole che ognuno di noi spera di avere la forza di pronunciare quando terminerà la sua corsa! Se potrà dirle con verità, vorrà dire che la fede ha dato senso alla vita. Allora sarà il momento di dire, con Paolo: grazie!

Lidia e Battista Galvagno

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