
di Davide Barile
CULTURA – Franco Arminio con “Cedi la strada agli alberi” sarà all’anfiteatro della Pietra domenica 20 luglio alle 18 per la tappa a Bergolo di Attraverso festival. Lo spettacolo è tratto dalla raccolta di versi pubblicata nel 2017 da Chiarelettere. Avellinese, 65 anni, il poeta Arminio è, secondo una definizione da lui stesso coniata, paesologo. A Trevico ha fondato “La casa della paesologia”; ad Aliano ha ideato il festival “La luna e i calanchi”.
«Di solito, mi adeguo alla situazione in cui mi trovo», spiega. «Se sono in un piccolo paese, leggo testi legati alle dinamiche del borgo. Durante i miei spettacoli coinvolgo il pubblico assegnando vari compiti. A Bergolo proporrò un misto tra una riflessione collettiva e un momento di svago. Sarà una serata lieta e pensosa, per usare un linguaggio leopardiano».

Quali sono le strategie di sopravvivenza per i paesi?
«La questione è di grande attualità, i problemi principali sono lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione. Per ogni luogo andrebbero fatti ragionamenti specifici, ma cos’è mancato, da sempre, è l’attenzione verso i piccoli paesi da parte delle istituzioni. Sono comunque ottimista e penso che, sul lungo periodo, non siano costretti a morire nonostante le distrazioni della politica. L’Occidente vive un’epidemia di solitudine e, nei paesi, le comunità possono costituire un antidoto. I borghi collinari e montani, poi, sono riserve di biodiversità, fattore interessante alla luce della crisi climatica che stiamo vivendo».
Il sovraffollamento turistico preoccupa?
«Penso sia sempre meglio avere turisti rispetto al contrario: gestire la ricchezza è più facile che gestire la povertà. So comunque che ogni dinamica evolutiva risolve certi problemi e ne fa arrivare altri: un esempio potrebbe riguardare l’alto costo degli affitti. In casi come questo, occorre trovare soluzioni per garantire ai residenti condizioni migliori».
Qual è lo spazio che, oggi, può occupare la poesia?
«Grazie ai social, la poesia viaggia molto più velocemente rispetto a un romanzo o un saggio. Puoi pubblicare dei versi o addirittura componimenti interi: molte persone mi hanno conosciuto in questo modo. Lo dico senza voler idealizzare le Reti sociali, le quali presentano pure molti punti negativi. Penso al dibattito politico, per esempio, oggi completamente frammentato».
Si può dunque fare della poesia su tutto?
«Ritengo che la poesia debba essere pop, non un discorso solo per letterati o specialisti. Deve stare dappertutto: ricordo che, nel suo ultimo libro, papa Francesco sottolineava l’importanza della poesia nella formazione dei preti. Io la farei studiare pure, per esempio, nelle facoltà di architettura. In generale, chi si occupa del mondo dovrebbe avere una formazione poetica. E a scuola occorrerebbe concentrarsi sui testi più che sui ragionamenti. Tutti noi possediamo la mente poetica: dobbiamo solo svilupparla».
Altri appuntamenti della settimana di Attaverso festival saranno a Bra e a Cherasco, piazza Arco del belvedere: venerdì 18 alle 21, Francesco Costa, direttore del Post, parlerà degli scenari politici mondiali; sabato 19 sarà il momento del jazz di Paolo Fresu e Omar Sosa impegnati nel concerto Food, nato dall’incontro tra il trombettista sardo e il pianista cubano che hanno usato suoni e voci di cantine e ristoranti nella produzione dei brani che presentano.
