
di Davide Barile
IL CASO – «Ad Alba manca un palazzetto dello sport completo»: a dirlo è un professionista del settore, il quale, forte di una solida preparazione accademica, da anni lavora nella pianificazione sportiva. Le sue affermazioni sono confermate dai dati che ha raccolto nel corso del tempo. «La nostra città è la seconda della Provincia: ovunque, nelle altre sette sorelle, ci sono strutture adeguate per gli sport al coperto, tranne che da noi. Nessuna rispetta i limiti dettati dal Coni».
Era nata come palestra per la scuola Enologica
Il viaggio con lui parte dal palazzetto di corso Langhe: «Negli anni Settanta fu progettato dall’architetto Ugo Dellapiana come palestra della scuola Enologica. Essendo più grande rispetto alle altre, fu deciso all’ultimo di dotarla di una tribuna. Peccato che, prima della partita inaugurale, i giornalisti invitati si accorsero che non si vedeva metà del campo. Per guadagnare una trentina di centimetri, fu spostata in fretta tramite l’ausilio di una staffa triangolare in ferro, presente ancora oggi. Il campo è piccolo e, per la pallacanestro, si è giocato per anni in deroga, finché l’Olimpo è stato costretto a ristrutturare e ampliare, a proprie spese, il palazzetto di Corneliano. Chi è di Alba, quindi, deve fare quindici chilometri per portare i figli ad allenamenti di un’ora, contribuendo così ad aumentare il traffico».
In via Dalla Chiesa si gioca a pallavolo
A una ventina di anni fa risale il Palatanaro, struttura presente in via Dalla Chiesa: «È stato progettato male, è un semplice rettangolo lungo e stretto. Paralleli al lato lungo ci sono gli spogliatoi, che messi così sottraggono spazio al campo. In più, c’è pure un corridoio: la tribuna non ci sta, per cui hanno previsto quelle retrattili: altro sbaglio, andavano fatte sopra gli spogliatoi, ampliando il tetto. Quelle attuali occupano parte del terreno e sono ai limiti della sicurezza».
Nonostante tutto, «un campo da pallacanestro potrebbe starci. Ma non c’è perché l’area è suddivisa in moduli per il gioco della pallavolo. Tutto nasce dalla vecchia società Sant’Orsola, che ambiva a giocare in Serie A. Promise al Comune di pagare metà dei costi del palazzetto, cosa che poi non avvenne. Fu il classico pasticcio all’italiana. I parcheggi sono insufficienti e mancano quelli utilizzabili dai disabili, oltre a un bar o un luogo di ritrovo, presenti in tutte le strutture omologate dal Coni».
Il diritto ad avere un luogo adeguato per gare e allenamenti «dovrebbe essere garantito a ogni disciplina. La pallacanestro, dopo il calcio, è quella più praticata in città, con quasi cinquecento tesserati. La pallavolo ne ha molti meno, un centinaio, ma usufruisce dell’intero spazio in via Dalla Chiesa. Non è però il caso di fare la guerra tra poveri: servono strutture adeguate per tutte le discipline».
In passato, «la famiglia Ferrero presentò un progetto per ampliare l’attuale Village anche su diversi spazi di via Ognissanti, collegati tramite passerelle, e creare una cittadella dello sport. Lo avrebbero donato alla città: rispetto agli attuali 20mila metri quadrati si sarebbe passati a circa 200mila. Il Comune, inspiegabilmente, lo boicottò».
Gli istituti scolastici albesi sono senza o hanno spazi non adatti
Altro capitolo riguarda le palestre scolastiche: «Secondo i dettami di inizio Novecento, tali spazi dovevano essere scatoline di venti metri per dieci, adatte alla ginnastica e allo sport a corpo libero. Oggi, l’educazione fisica si basa soprattutto sul gioco: salti, flessioni e capriole non si fanno più, ma le palestre sono rimaste le stesse. Quando ci sono, beninteso: la maggior parte degli istituti scolastici albesi si ritrova senza. La nuova palestra dei licei sarà senza tribune: dicevano che avrebbero tolto spazio al parco Sobrino, ma alla fine l’area in questione è stata comunque occupata dagli spogliatoi».
L’ultima considerazione riguarda i finanziamenti: «Alba non partecipa ai bandi e poi si lamenta. Il Pnrr ne è l’emblema: gli investimenti in città sono di circa 9 milioni, mentre a Saluzzo arrivano a 90».