
di Elisa Rossanino
L’INCONTRO – «Le donne chiamano nel fine settimana o di notte, quando hanno più paura e noi dobbiamo essere pronte a rispondere». Si apre con le parole di Adonella Fiorito, presidente dell’associazione Mai+sole, l’incontro proposto ai sindaci di Langa e Roero per sensibilizzare sul tema della violenza di genere alla cantina Cecilia Monte a Neive.
«Quando telefonano al 1522 (numero nazionale contro la violenza e lo stalking) vuol dire che sono e si sentono in pericolo, spetta a noi dare una risposta concreta al loro disagio». L’associazione, nata nel 2007 a Savigliano, ha alcune case rifugio per le donne che fuggono spesso insieme ai loro bambini.
Il percorso da affrontare è lungo e tortuoso, «per questo nella nostra associazione abbiamo figure professionali in grado di aiutare a 360 gradi. Anche le volontarie seguono percorsi di formazione per essere pronte e capaci».
La tempestività è fondamentale come la presenza di una rete di supporto capace di accompagnare e supportare le vittime. L’associazione non è altro che uno degli anelli di una catena più ampia composta dalle Forze dell’ordine, psicologi e avvocati, ma non solo. «Abbiamo deciso di incontrare i sindaci perché loro possono diventare un punto di riferimento, ma devono essere informati e sapere come agire. A tutti diciamo: non siate indifferenti ma sentinelle», spiega Adonella Fiorito.
Al crescere della sensibilità verso il fenomeno negli anni si è assistito a una progressiva evoluzione anche dal punto di vista normativo. Oggi il Codice rosso è un punto di riferimento importante, un impianto normativo che funziona e tra i migliori di tutta Europa. Ma da solo non basta. «Mi ricordo quando ho iniziato, il poliziotto che interveniva doveva fare da pacificatore e ristabilire la serenità. La vittima spesso rimaneva nella casa coniugale o ci tornava dopo essere stata in ospedale. La loro collocazione differente era garantita solo dalla buona volontà di alcuni, oggi è tutto diverso, grazie a realtà come Mai+sole», racconta Mariella Faraco, ispettrice superiore della squadra mobile in servizio presso la Questura di Cuneo.
«Siamo al servizio dello Stato e lo facciamo per mestiere, ma il grande merito va ai volontari», aggiunge l’ispettrice Faraco. Oggi gli agenti sono formati e pronti a gestire la situazione. Tra i nuovi strumenti non dimentichiamo l’Ammonimento. Si tratta di un procedimento alternativo e meno incisivo della querela che ci permette di intervenire proponendo percorsi di riflessione e rieducazione. Le richieste sono in aumento», spiega Mariella Faraco.
Un fenomeno che non lascia indenne Alba, dove Mai+sole è presente. «Le denunce sono in aumento a differenza delle misure cautelari. Due dati che testimoniano un doppio cambiamento, da una parte le donne chiedono di più aiuto e dall’altro ci sono misure alternative», spiega il capitano Giuseppe Santoro, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Alba. «Chi è testimone di questi episodi non deve stare zitto. Gli strumenti repressivi funzionano bene, da settembre 2023, in un anno abbiamo ottenuto 98 Codici rossi e 38 misure cautelari». Dopo la denuncia si apre un percorso complesso. «Quando arrivano in caserma donne vittime di violenza spiego loro a cosa vanno incontro, devono essere consapevoli», aggiunge la comandante di Diano Giulia Viale.
A questo punto si aprono le porte dei Tribunali. «Dobbiamo lavorare sulla consapevolezza, dobbiamo essere capaci di riconoscere la violenza. Il percorso non è facile soprattutto quando sono coinvolti anche i figli. Identificare i reati sentinella è fondamentale per evitare conseguenze peggiori», spiega l’avvocata Silvia Calzolaro.
Le forme di violenza sono molte: fisica, psicologica o economica, riconoscerle è complesso ma «è quando iniziano i processi che insorgono paura e consapevolezza».
Nel frattempo c’è una vita da ricostruire. Spiega Fiorito: «Mai+sole ha deciso di accompagnare le donne alla ricerca di una nuova sistemazione e di un nuovo lavoro. Ognuno di noi può fare la sua parte. È una piaga che ci riguarda tutti, tutto l’anno».
