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Monfortinjazz si prepara all’ultimo atto con Edoardo Bennato

Domenica 3 agosto alle 21, a chiudere la rassegna sarà Edoardo Bennato. Per il cantautore e polistrumentista partenopeo, nato nel 1946, la tappa di Monforte farà parte del tour Sono solo canzonette, titolo del suo settimo disco e del singolo uscito nel 1980

Monfortinjazz si prepara all'ultimo atto con Edoardo Bennato
Edoardo Bennato - foto ©Andrea Olimpi

di Davide Barile

ALBAMonfortinjazz, la rassegna organizzata da Monfortearte sotto la direzione artistica di Renato Moscone, si prepara all’atto conclusivo della quarantanovesima edizione con gli ultimi due concerti. Domani all’auditorium Horszowsky arriverà Brad Mehldau. Domenica 3 agosto alle 21, a chiudere la rassegna sarà Edoardo Bennato. Per il cantautore e polistrumentista partenopeo, nato nel 1946, la tappa di Monforte farà parte del tour Sono solo canzonette, titolo del suo settimo disco e del singolo uscito nel 1980.

Nel corso della carriera Bennato ha pubblicato venti album registrati in studio, ai quali se ne aggiungono dieci dal vivo oltre a svariate raccolte. Tra i suoi brani celebri figurano Il gatto e la volpe, L’isola che non c’è, Viva la mamma, Rockoccodrillo, Un giorno credi e La torre di Babele.

A Monfortinjazz, spiega, «sarà un concerto ad altissimo contenuto rock e blues con proiezioni video per dare maggior forza ai testi delle mie “canzonette”».

Da Adolfo Ivaldi, presidente di Monfortearte, è stato definito «il vero Bob Dylan italiano». Come commenta tale investitura?

«Essere paragonati a Dylan è senz’altro un complimento, oltre che un onore. Anche se, per citare Walt Whitman, un altro grande della letteratura americana, dal punto di vista musicale “I contain moltitudes”. Ciò vuol dire che, nel corso della mia formazione, sono stati in tanti a influenzare la mia musica».

Qual è stato il percorso di ricerca ed esplorazione musicale dal quale è derivata la sua cifra stilistica?

«All’inizio senza dubbio mi hanno ispirato i classici del rock & roll: Chuck Berry, Fats Domino, Little Richard, Elvis e gli altri che da ragazzino a-
scoltavo grazie alla radio americana che trasmetteva anche a Bagnoli, il quartiere di Napoli dove sono nato. Poi ho iniziato delle ricerche musicali sui maestri del blues tipo BB King. Con lui ho pure suonato una mia canzone,
Signor censore, a Pistoia blues nel 1990».

Lei fa parte di una famiglia di musicisti che comprende i suoi fratelli Eugenio e Giorgio, quest’ultimo scomparso lo scorso anno. Come descriverebbe il rapporto con loro, dal punto di vista umano e artistico?

«Eravamo bambini quando, grazie a nostra madre che trovò un maestro di musica, fondammo il Trio Bennato. Nel tempo le nostre strade musicali si divisero, ognuno intraprese una propria carriera ma, ancora oggi, posso contare sulla collaborazione e sull’af-
fetto di Eugenio».

Nei suoi testi, spesso esprime la protesta contro la politica e le convenzioni sociali. Il più delle volte lo fa usando l’ironia: è ancora oggi l’arma più efficace per essere ascoltati?

«Tempo fa si diceva “una risata vi seppellirà”. L’ironia è sempre stata, per me, la chiave di lettura della società che ci circonda, per mettere alla berlina i paradossi, sbeffeggiare il potere, le schizofrenie di un mondo che solo apparentemente sembra logico. Ho mai fatto sconti a nessuno, nemmeno a me stesso: lo sottolineo nella canzonetta Cantautore».

Il concerto di Monforte fa parte del tour Sono solo canzonette, titolo di uno dei suoi successi più ascoltati. Come nacque il brano?

«L’esigenza di scrivere quella canzone nacque dal fatto che, in generale, negli anni Settanta la figura del cantautore era diventata una sorta di totem, una specie di oracolo vivente. Quindi, a tutti, pure a me stesso, ricordai che in fondo “sono solo canzonette”».

L’acquisto dei biglietti per il concerto si può effettuare sui siti Ticketone, Ticketmaster, Mailticket, nell’edicola di Elisa Bruno e presso l’ufficio turistico di Monforte.  
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