
di Alice Ferrero
Londra, 4 luglio 2014. Una di quelle date che si imprimono nella memoria con la forza delle emozioni vere. Quel giorno fui invitata da Metal Hammer a fotografare i Black Sabbath, headliner del British Summer Time a Hyde Park. L’evento venne presentato allora come l’ultimo concerto della band: una chiusura leggendaria per una storia altrettanto leggendaria.
Ricordo il caldo, il cielo britannico insolitamente azzurro, e una line-up che sembrava uscita dal sogno di un’adolescente cresciuta a pane e metal: Motörhead, Soundgarden, Faith No More… e poi lui, Ozzy, il principe delle tenebre.
In quegli attimi non potevo immaginare che oggi, a distanza di anni, avrei scritto queste righe con una stretta al cuore, nel giorno in cui il mondo della musica saluta per sempre una delle sue figure più iconiche.
Avevo già fotografato Ozzy due anni prima, nel 2012, al Gods of Metal di Milano. Ma a Londra fu diverso. Forse perché era a casa sua. Forse perché il contesto, la storia, il pubblico, avevano un’energia particolare. Ozzy era in forma smagliante: sorrideva, incitava il pubblico, si divertiva visibilmente.
Non era solo l’artista carismatico e un po’ folle che tutti conosciamo, ma un uomo profondamente consapevole di ciò che stava regalando al suo pubblico: un ultimo, grande abbraccio.
Dal mio posto sotto il palco ho visto da vicino quell’energia. Ogni scatto raccontava un pezzo di mito, ogni gesto un frammento di umanità. Ozzy lanciava secchiate d’acqua, rideva, ballava goffamente ma, al tempo stesso, aveva una dignità che solo i giganti possono permettersi. Quella sera non era solo una leggenda vivente: era un uomo che celebrava la sua storia. E lo faceva nel modo che conosceva meglio: sul palco, davanti ai suoi fan.
Nel backstage, tra una corsa e l’altra, ho avuto modo di incrociarlo. Lo ricordo sorridente, rilassato, circondato dalla sua famiglia: la moglie Sharon, la figlia Kelly, amici storici. Tra questi, un’altra icona del rock: Jimmy Page.
Vederli insieme, mentre chiacchieravano con la complicità di due vecchi amici, è stata una di quelle immagini che non ho avuto il tempo di fotografare, ma che porto scolpita nella memoria.
Per una fotografa di Alba, abituata a ben altri palchi, trovarsi a pochi metri da Ozzy Osbourne, in uno degli eventi più significativi della storia recente del rock, è stato un privilegio. Ma più ancora, è stato un momento di consapevolezza: capire che dietro il personaggio c’era un uomo capace di donarsi fino all’ultima nota.
Oggi che Ozzy non c’è più, il dolore si mescola alla gratitudine. Ho avuto la fortuna di vederlo in uno dei suoi momenti più luminosi, quando il palco era casa e il rock era ancora una promessa mantenuta. Le sue urla, i suoi occhi spiritati, i suoi sorrisi, vivono ancora in quelle fotografie. E in qualche modo, continueranno a vivere anche in noi, che abbiamo respirato un po’ della sua magia.
Goodbye, Ozzy… e grazie di tutto.
Ozzy Osbourne – ph.©Alice Ferrero
