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Quello del Samaritano è l’annuncio che tutti capiscono

di Lidia e Battista Galvagno

PENSIERO PER DOMENICA – XV TEMPO ORDINARIO – 13 LUGLIO

Nemmeno l’intelligenza artificiale, di fronte alla parabola del buon Samaritano (Lc 10,25-37), può competere con Gesù, nel proporre il commento più breve ed efficace: «Va’ e anche tu fa così». Ogni altra parola rischia di essere di troppo. Ma il fatto che papa Francesco abbia dedicato a questa pagina un’enciclica (Fratelli tutti) di 200 pagine ci autorizza a spendere alcune parole.

Quello del Samaritano è l’annuncio che tutti capiscono
La parabola del buon Samaritano, nell’illustrazione fatta dal pittore Stepan Zavrel. Il gesto solidale del Samaritano è una testimonianza forte su come il cristiano deve farsi prossimo, che tutti sono in grado di capire.

Dio non chiede l’impossibile. Lo dice la prima lettura, tratta dal Deuteronomio (30, 14-16), un commento della Legge elaborato nelle scuole profetiche e base della riforma di Giosia (622 a.C.). La tentazione di restringere il campo delle persone da amare è però molto antica e radicata nell’animo umano. Rabbini e dottori della Legge spiegavano le relazioni umane con una serie di cerchi concentrici: il prossimo da amare erano le persone del primo cerchio. Gesù, interpellato da un dottore della Legge, rovescia la questione: dimentica i cerchi, non chiederti “Chi è il mio prossimo?”, ma “fatti prossimo” a chiunque.

Il Samaritano spiega cosa significa farsi prossimo. Il sacerdote e il levita, fedeli interpreti della legge passano oltre l’uomo ferito, secondo uno stile di vita generalizzato. Come leggiamo al n. 65 della Fratelli tutti, «siamo tutti molto concentrati sulle nostre necessità: vedere qualcuno che soffre ci dà fastidio, ci disturba, perché non vogliamo perdere tempo per colpa dei problemi altrui. Questi sono i sintomi di una società malata, perché mira a costruirsi voltando le spalle al dolore». La reazione del Samaritano è opposta, ed è espressa dalla successione di verbi: «Vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino, fasciò le ferite, lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo, si prese cura di lui, tirò fuori due denari». Il Samaritano ha attraversato le barriere culturali e storiche tra giudei e samaritani. Addirittura, commenta Francesco: «Se ne andò senza aspettare riconoscimenti o ringraziamenti» (n. 79). L’indicazione di Gesù è di farsi prossimo a chi ha bisogno di aiuto, senza distinzioni.

Farsi prossimo è segno dell’identità cristiana, garanzia del “successo” dell’annuncio. Francesco, nell’enciclica, Dilexit nos, dice che il farsi prossimo è un annuncio capito da tutti. Era così anche agli inizi. L’imperatore romano Giuliano l’Apostata (331-363 d.C.), nel tentativo di sradicare il cristianesimo dall’impero, in una lettera ai prefetti rimprovera i pagani di non essere attenti ai poveri come gli odiati cristiani, che così crescevano di numero! (Dn, 169). Che sia questa la strada da percorrere per venir fuori dalla crisi?

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