
di Davide Barile
ALBA – A sentirlo parlare, al telefono dalla sua casa di San Bartolomeo al Mare, nessuno direbbe che Renato Proglio è prossimo ai 95 anni, traguardo che raggiungerà l’8 luglio. L’entusiasmo, il piglio e l’ironia sono gli stessi di quando iniziò a lavorare. La sua eredità, la concessionaria Proglio, oggi è raccolta dal figlio Franco, vicepresidente Aca
«Iniziai nell’officina Cavallotto, che esiste ancora oggi», ricorda Renato. «Vi rimasi dodici anni. Arrivavano le Balilla 1100, il titolare ne faceva dei camioncini e io mi occupavo dell’allestimento del motore. Restai finché mio fratello mi chiese di aiutarlo con la sua concessionaria Simca, situata nei pressi del passaggio a livello di località Boffa. Con le vendite ci sapevo fare, tanto che l’Alfa Romeo mi cercò per propormi di aprire una loro concessionaria».
L’attività in proprio inizia il 15 settembre 1960: «Affittavo in corso Piave 19 e avevo l’officina sotto la Satti, vicino all’ospedale. In seguito, mi trasferii in un capannone, sempre in corso Piave, uno dei primi prefabbricati della provincia. Vi rimasi per quarant’anni, fino a quando non cedetti le quote». Oggi i Proglio gestiscono le concessionarie Volkswagen e Skoda ad Alba, Bra e Borgo San Dalmazzo, con oltre cento dipendenti.
Proglio, quando parla dell’Aca e di Giancarlo Drocco, lo fa con grande affetto: «Giancarlo, mio amico fraterno morto nel 2017, iniziò più o meno negli anni in cui mi misi in proprio. Ricordo che, allo sportello, c’era una ragazza di nome Violetta. Nel tempo, l’Aca ha fatto molto, grazie ai professionisti che vi lavorano. Io e Giancarlo siamo stati tra i fondatori del Tennis club di Ricca: ho giocato tanto e oggi mi mantengo in forma camminando fino a dieci chilometri al giorno».
Su Drocco, Proglio condivide un aneddoto particolare: «Eravamo soliti organizzare la settimana bianca. Lui aveva le ginocchia malandate e, per sciare, aveva sempre bisogno di fare impacchi con il ghiaccio. Dopo colazione, scendevo al bar per riempire borse piene di cubetti. Nel frattempo, prendevo qualcosa da bere e portavo tutto in camera. Un giorno lo rimproverai: “sono trent’anni che ti faccio da badante e mi hai mai messo i libretti a posto”, gli dissi, ridendo». Nel ricordare, Proglio conclude: «Mi manca molto e lo prego ogni giorno».