
ALBA – Non si tratta di un accantonamento prudenziale da 2,5 milioni di euro, come quello già effettuato a fronte della crisi Egea nei primi mesi dell’Amministrazione Gatto, ma gli oltre 13,5 milioni in più che potrebbero gravare sulla gestione economica e sugli investimenti del Comune, per i prossimi 19 anni, sono comunque paragonabili a una partenza con il freno a mano tirato, se si prende come prospettiva il futuro della città.
Andiamo per ordine e torniamo al 2022, anno in cui si decise di dare corso al project financing proposto da Egea – era ancora il periodo del comando di Pierpaolo Carini – per migliorare la gestione energetica degli edifici comunali. L’anno successivo, poi, si mise tutto sulla carta, sottoscrivendo un impegno di 19 anni al costo di 1,2 milioni di canone annuale.
La nuova Egea, cioè Iren, ha fatto sapere che, a seguito dell’incremento dei costi dell’energia e di altri parametri compresi nel contratto, il Comune deve mettere mano al portafogli accogliendo una richiesta integrativa di 712mila all’anno, con aggiunta dell’Iva. I canoni aumenteranno così nella misura del 65 per cento, con oltre 13 milioni in più totali su quanto previsto in origine (sempre senza l’Iva).
L’assessore alle finanze, Luigi Garassino, ne ha parlato in questi termini, durante il Consiglio comunale del 30 luglio, nell’ambito della delibera sul bilancio di previsione 2025-2027: «Si tratta di una prospettiva potenzialmente molto pericolosa sia per i nostri conti sia per i limiti che ne deriveranno sui progetti e sulle iniziative future. Bisogna prendere provvedimenti adeguati. In prima battuta, abbiamo deciso di affidare una consulenza che valuti la legittimità della richiesta da parte di Egea holding. Anche nella misura in cui, allo stato attuale, il costo delle materie prime e dell’energia non è neanche paragonabile al 65 per cento in più sul canone originario, al centro della richiesta». E ha poi rassicurato: «In ogni caso, è giusto precisare che la situazione è seria, ma non è drammatica, in quanto disponiamo di risorse adeguate alle necessità che si possono presentare».
Ma questo non significa accettare, a testa bassa, la richiesta della multiservizi: «È un’ingerenza sull’attività di programmazione del nostro ente, peraltro su un periodo di tempo molto lungo. Sarebbe un peso che rimarrebbe in eredità anche alle prossime Amministrazioni, per due decenni. Sarà necessario interloquire con la controparte per trovare un punto d’incontro. Ma, prima, occorre capire se questa richiesta è legittima. E, se lo è, in quale misura». L’opposizione, a tal proposito, ha chiesto di approfondire al massimo la situazione.
Le quote della vecchia Spa non sono state vendute
Sempre con riferimento a Egea, il sindaco Alberto Gatto ha reso noto che è scaduto il bando per la messa in vendita delle quote ancora in capo al Comune, per un valore di 103mila euro: «Non sono pervenute richieste per l’acquisizione delle quote: era prevedibile (perché con la probabile liquidazione dell’Egea Spa di Carini, il loro valore sarà azzerato, nda). In ogni caso, espletato quest’ultimo adempimento, potremo uscire definitivamente dal capitale sociale della vecchia società, in base a quanto prevede la legge».