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Napoli e il Vesuvio di Gianfranco Rosi in concorso a Venezia

Walter Colombo, inviato a Venezia

MOSTRA DEL CINEMA – Il regista Gianfranco Rosi, porta al Lido il suo film in concorso, Sotto le nuvole, ambientato tra il Golfo di Napoli e il Vesuvio, dove la terra talvolta trema e le fumarole dei Campi Flegrei segnano l’aria. Le rovine sottostanti, le ville romane ormai subacquee, Pompei, Ercolano, raccontano un futuro che c’era, sepolto dal tempo.

Napoli e il Vesuvio di Gianfranco Rosi in concorso a Venezia

Sulle tracce della storia, delle memorie del sottosuolo, in bianco e nero, una Napoli meno conosciuta si popola di vite. Sotto le nuvole c’è un territorio attraversato da abitanti, devoti, turisti, archeologi che scavano il passato; da chi, nei musei, cerca di dare ancora vita e senso a statue, frammenti, rovine.

La circumvesuviana attraversa il paesaggio, cavalli da trotto si allenano sulla battigia. Un maestro di strada dedica il suo tempo al doposcuola per bambini e adolescenti, i vigili del fuoco vincono le piccole e grandi paure degli abitanti, le forze dell’ordine inseguono i tombaroli, mentre, a Torre Annunziata, navi siriane scaricano grano ucraino.

Una squadra di archeologi giapponesi scava da vent’anni villa Augustea: raccoglie semi, ossa, storie di sedimenti. I turisti vanno per le rovine di Pompei, i devoti strisciano nel santuario della Madonna dell’Arco, gli ex voto e le cripte raccontano il credo di un mondo che sopravvive. La terra intorno al Golfo è un’immensa macchina del tempo. «Ho girato e vissuto per tre anni all’orizzonte del Vesuvio cercando le tracce della Storia, lo scavo del tempo, ciò che resta della vita di ogni giorno. Raccolgo le storie nelle voci di chi parla, osservo le nuvole, i fumi dei Campi Flegrei. Quando filmo accolgo la sorpresa di un incontro, di un luogo, la vita di una situazione. La sfida del racconto è assecondare l’inquadratura, mentre le storie prendono vita. Il tempo del film è la fiducia di quell’incontro. Ho girato in bianco e nero, ho guardato in bianco e nero. Mentre filmavo, tra il mare, il cielo e il Vesuvio, scoprivo un nuovo archivio del vero e del possibile», dichiara il regista.

Un Frankenstein con cast stellare per Guillermo del Toro

Guillermo del Toro porta alla Mostra il suo mostro in concorso Frankenstein, con un cast stellare guidato da Oscar Isaac e Jacob Elordi, il regista trasforma il mito di Mary Shelley in un poema gotico e visionario che parla di imperfezione, desiderio di amore e ribellione. Un’opera che intreccia orrore e poesia, politica e sentimento, riaffermando la forza eterna del cinema. Il film è in arrivo a novembre su Netflix.

Napoli e il Vesuvio di Gianfranco Rosi in concorso a Venezia 1Un adattamento del classico racconto di Mary Shelley su Victor Frankenstein, uno scienziato brillante ma egocentrico che dà vita a una creatura, in un mostruoso esperimento che alla fine porta alla rovina sia del creatore della sua tragica creazione.

«Questo film conclude una ricerca che per me è iniziata a sette anni, quando ho visto per la prima volta i film di Frankenstein di James Whale. In quel momento cruciale ho sentito un sussulto di consapevolezza: l’horror gotico è diventato la mia religione e Boris Karloff il mio Messia. Il capolavoro di Mary Shelley è pieno di domande che mi bruciano dentro l’anima: domande esistenziali, tenere, selvagge, senza scampo, come solo una mente giovane può porsi e a cui solo gli adulti e le istituzioni credono di poter rispondere. Per me, però, solo i mostri detengono la risposta a tutti i misteri. Sono loro il mistero. Quindi Frankenstein è un’impresa benedetta, mossa dalla reverenza e dall’amore sia per il mistero che per i mostri», dichiara il regista.

La commedia malinconica di Jim Jarmusch

Father Mother Sister Brother è il film in concorso di Jim Jarmusch, è un lungometraggio, seppur attentamente costruito in forma di trittico. Tre storie che raccontano le relazioni tra figli adulti e genitori piuttosto distanti, e tra fratelli. Ognuna delle tre parti è ambientata nel presente e ciascuna si svolge in un paese diverso.

Napoli e il Vesuvio di Gianfranco Rosi in concorso a Venezia 2

Father è ambientato nel Nord-est degli Stati Uniti, Mother a Dublino, e Sister Brother a Parigi. Una serie di ritratti intimi, osservati senza esprimere giudizi, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia. È una sorta di anti-film d’azione, il cui stile discreto e pacato è attentamente costruito per consentire l’accumularsi di piccoli dettagli, quasi come fiori disposti con cura in tre delicate composizioni.

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