di Valter Manzone
CATANIA – «Partire con la Global sumud flotilla è un atto di giustizia e responsabilità». Mentre sta per salpare – domenica 7 settembre da Catania -, Abderrahmane (Ab) Amajou, origini marocchine, braidese di adozione, eletto nello scorso mese di giugno alla presidenza dell’organizzazione Actionaid international Italia, esprime convintamente il suo pensiero.
E aggiunge: «Insieme a uomini e donne provenienti da tutte le parti del mondo, vogliano portare un segno concreto di solidarietà al popolo palestinese per far capire loro che Gaza, martoriata, non è però sola». Già consigliere comunale di Bra, adesso è anche vice presidente dell’Ufficio pio della fondazione Compagnia di San Paolo; il suo tratto distintivo è l’impegno a favore della difesa dei diritti e delle situazioni in cui sono a rischio la partecipazione democratica e la pace.

Conclude: «Il nostro non è solamente un gesto simbolico, ma un atto di giustizia e responsabilità. Arriveremo a Gaza che è sotto assedio da oltre 700 giorni: questo fatto non ci permette di stare in silenzio. Intendiamo portare un segno di solidarietà al popolo palestinese, abbattendo il muro di indifferenza, sfidando la collusione e insistendo sulla dignità di quel popolo. Questa flotta non è solo un viaggio in mare, ma un messaggio al mondo intero».
E con lui sta per imbarcarsi anche la pocapagliese Linda Ansaldi, che da mesi sta lavorando alla preparazione di questa missione. «Partiremo domenica – dice Linda – da Catania, unendoci alla flotta in arrivo da Barcellona. Motivi di sicurezza di impediscono di comunicare quanti siamo e quante navi salperanno».

E conclude: «Prima di essere un gesto umanitario – anche se porteremo cibo, medicinali e generi di prima necessità per quelle popolazioni stremate – il nostro è un gesto politico. Mettere insieme un gruppo di cittadini che si assume la responsabilità, anche correndo gravissimi rischi, di dire “basta” a questo scenario, ha una grossa valenza politica e civile. Certamente si incontreranno pericoli, anche se ci saranno marinai molto esperti e volontari capaci di gestire situazioni complesse: le barche potranno essere intercettate in acque internazionali oppure israeliane, con il rischio di essere fatti prigionieri. Ma non si può tacere di fronte ad una simile apocalisse».
