
comunicato stampa
ALBA – Si è svolta sabato 27 settembre presso la sala delle maschere del castello di Grinzane Cavour la cerimonia finale di premiazione di Bere il territorio, il concorso letterario nazionale promosso da Go wine, giunto al traguardo della ventiquattresima edizione.
Un’iniziativa culturale che ha sempre accompagnato la vita dell’associazione nata ad Alba nel 2001, per un progetto teso a promuovere cultura del vino ed enoturismo in Italia.
L’evento finale si è nuovamente celebrato nella prestigiosa sede del castello di Grinzane Cavour, alla presenza della giuria, delle autorità e del pubblico con una nutrita presenza di soci Go wine provenienti da diverse delegazioni in Italia.
Ventiquattro edizioni sono un segno di continuità
Con l’idea di fondo ovvero il “Bere il territorio”, che si aggiorna e, paradossalmente, diventa ancora più attuale rispetto a 24 anni fa. Così infatti è stato ricordato all’inizio dell’evento, richiamando alcuni temi che hanno interessato nell’ultimo anno il settore e che molti hanno interpretato come una sorta di “attacco al vino”.
Le norme sulla patente (quelle verso i consumatori moderati e consapevoli si intende), il maldestro rischio di equiparare vino e superalcolici, notizie che ogni tanto giungono di possibili disposizioni che riguardano l’etichettatura dei vini (trattati come i pacchetti di sigarette), la vicenda dei dazi e nuove tendenze nei consumi…
Tutti fattori che richiedono una reazione forte e semmai la necessità di richiamare il valore che oggi il vino è soprattutto “Bere il territorio”. Cioè degustare associando al vino la civiltà del luogo che lo esprime, l’identità e la storia dei vitigni, la cultura e l’ambiente di tanti territori in Italia.
«Per molti anni – afferma Massimo Corrado, presidente di Go wine – ci siamo interrogati sulla validità di continuare a promuovere questa esperienza. Se consideriamo quello che è successo nell’ultimo anno le ragioni di promuovere il concorso letterario Bere il territorio si rafforzano. Sembra che non ci sia memoria, sembra che si vogliano negare concetti e situazioni che sono evidenti. Il vino e la viticoltura appartengono alla civiltà di un grande Paese come l’Italia; non si possono banalizzare secoli di storia, sull’onda di sensazioni di una stagione».
«È anche un grave errore – prosegue Corrado – verso tantissimi viticoltori che hanno interpretato e interpretano il loro lavoro operando per la qualità, dando luce ai loro territori e promuovendo una bella visione d’Italia».
Intanto l’iniziativa culturale si è aggiornata: nelle ultime edizioni i temi della ricerca e della sostenibilità si affiancano in modo significativo al tema del racconto.
L’esito delle premiazioni e dei personaggi presenti al Castello di Grinzane hanno rispecchiato questo disegno.
Le premiazioni
A Melania Mazzucco, scrittrice e drammaturga, è stato assegnato il riconoscimento di maestro di Bere il territorio.
Il riconoscimento al maestro è stato istituito a partire dalla terza edizione e si propone di premiare importanti figure della cultura italiana, che possano essere di riferimento per i più giovani o testimoni di un particolare rapporto con l’identità dei luoghi e della civiltà materiale che li caratterizza.
Introdotta dal professor Gianluigi Beccaria, Mazzucco è stata protagonista di una brillante conversazione, raccontando il suo essere scrittrice, la passione per la ricerca ed i viaggi che hanno ispirato molti suoi romanzi di successo. Dalla attenzione per la storia dell’arte alla valorizzazione della figura della donna, sono stati evocati temi ed aneddoti legati al saggio Jacopo Tintoretto e i suoi figli ed ai romanzi Limbo, L’architettrice, con un approfondimento su Silenzio, le sette vite di Diana Karenne, uscito per Einaudi nel 2024.
È il tema del romanzo costruito intorno alla ricerca, alla conoscenza dei luoghi e delle situazioni che Mazzucco ha tratteggiato in sala conquistando l’attenzione del pubblico.
Nella sezione generale è risultata vincitrice Simone Restaldi, di Torino, con il racconto Dazi, dove un tema di attualità è stato trattato con ironia richiamando in realtà vicende di fine ottocento.
Un premio speciale è stato attribuito ad Armando Castagno, scrittore e divulgatore, per importanti opere letterarie legate al vino. Un’opera letteraria basata sullo studio, sui viaggi e sull’attenta documentazione, richiamando il ruolo importante della cultura dei luoghi e della storia dell’arte nei territori del vino, per comprendere il fattore umano che è alla base della viticoltura di eccellenza.
Sono stati due i riconoscimenti riservati al tema della sostenibilità e indicati nell’art. 8 del Bando di concorso. Un premio istituito per il quarto anno consecutivo nel segno del rinnovamento della progettualità del concorso, secondo alcune linee di indirizzo indicate dalla fondazione Cassa di risparmio di Cuneo.
Un premio è stato assegnato alla cooperativa Onlus Artimestieri di Boves, che dal 1989 si occupa di bioedilizia e di bioarredamento, con una notevole attenzione al tema del recupero e riutilizzo del sughero.
Un secondo premio è andato alla cantina veneta Cà Lustra di Cinto Euganeo per l’impegno a favore della sostenibilità, con una specifica attenzione al tema dell’uso del vetro.
Il riconoscimento a una pubblicazione che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione, va a Genova all’opera di Pietro Stara con il libro Il Vino e la storia, articoli e saggi di oltre un decennio (Marco Sabatelli Editore). Un premio che va in coerenza con le tematiche di questa edizione, per ricordare l’importanza della storia per il vino e difenderlo da attacchi che non tengono di una memoria importante.
