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C’era una volta la pecora di Langa

Pecora di Langa: alla Fiera dei trenta il premio per gli allevatori 2

IL CASO L’annullamento della recente Fiera dei 30 a Murazzano ha riacceso i riflettori sulle difficoltà della pecora di razza delle Langhe, da anni a rischio di estinzione. Secondo i dati dell’Associazione regionale allevatori i capi sono 1.500, divisi tra 18 allevamenti. Una pubblicazione del consorzio di tutela del Murazzano Dop risalente ai primi anni 2000 parlava di tremila capi. Oggi, sono la metà. La riduzione del numero di animali crea problemi di consanguineità che rendono i capi più deboli e solleva anche dubbi sul futuro del formaggio Murazzano Dop. La produzione prevede l’utilizzo di latte di pecora delle Langhe, con la possibilità di ricorrere anche al latte vaccino fino a un massimo del 40%, ma con l’aria che tira non è neppure da escludere una modifica del Disciplinare.

I produttori associati al Consorzio di tutela sono tre: cascina Abate di Bossolasco (250 capi), Monte Robiglio di Bossolasco (200), e cascina Raflazz di Paroldo (180). Afferma Carlo Giordano (cascina Abate), presidente del consorzio del Murazzano Dop: «Sono sempre meno i giovani che si dedicano all’allevamento. La pecora delle Langhe dà meno latte rispetto ad altre razze e chi non produce Murazzano, punta su varietà più redditizie. A questa situazione vanno aggiunte le sempre maggiori incombenze burocratiche legate alla Dop che scoraggiano chi intende marchiare il prodotto».

Alcuni allevatori stanno puntando sempre di più sulla Lacaune, razza originaria della Francia assai più produttiva. Il caseificio Murazzano Penta ha soltanto pecore Lacaune, mentre la piccola azienda agricola Le langhette di Saliceto premiata più volte ai concorsi dell’Onaf, ha ancora venti pecore di Langa e altrettante Lacaune, che, come spiega Sara Armellino, una delle due titolari dell’attività, «producono quasi il doppio del latte rispetto a quelle autoctone». «Negli anni si è lavorato poco sulla selezione e ciò ha creato problemi di consanguineità», spiega Armellino, che non esclude in futuro di puntare solo sulla Lacaune. Quest’anno l’azienda di Saliceto, probabilmente non chiederà il contributo per le razze in via di estinzione. La somma è di 80 euro a capo e per un piccolo allevamento il gioco non vale la candela. «Purtroppo, rinunciando alla pecora di Langa, si perdono tradizione e biodiversità», conclude Armellino.

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I premiati all’ultima edizione della Fiera dei 30, a Murazzano, nel 2023.

Ma c’è anche chi, pur non producendo Murazzano Dop, continua a credere nella pecora di Langa. È il caso dell’azienda Il forletto, di Murazzano, che, con 500 capi, è il maggior allevamento di ovini della zona. Afferma la casara e allevatrice Valentina Allaria: «La pecora di Langa ha una produttività bassa ed è un aspetto difficile da far capire ai consumatori. Per noi è un motivo di orgoglio mantenerla e riteniamo non sia giusto lasciar perdere. Bisogna però capire fin quando avrà senso andare avanti. Se non si interviene, il problema della consanguineità potrebbe creare difficoltà a lungo termine».

Sul futuro della Fiera dei 30, il sindaco Luca Viglierchio osserva: «La manifestazione con pochi capi e senza il concorso non aveva senso. Incontreremo gli allevatori per capire quali soluzioni adottare», mentre sul destino delle pecore di Langa c’è anche chi ricorre all’ironia, ipotizzando che, tra qualche anno, per vederle, sarà necessario andare al Parco safari di Murazzano.

Corrado Olocco

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