di Valter Manzone
LA STORIA – A giugno aveva partecipato, insieme ad altri 4mila camminatori, alla Global march to Gaza, la mobilitazione internazionale che ha avuto il suo epicentro al Cairo. Linda Ansaldi, braidese classe 1986, oggi residente a Pocapaglia, attualmente sta lavorando, 7 giorni su 7, all’organizzazione della missione Salpiamo per Gaza che prevede la partenza tra pochi giorni.

Spiega l’insegnante precaria e convinta attivista nel settore umanitario: «La manifestazione di giugno, che si proponeva di chiedere l’apertura del valico di Rafah per il passaggio degli aiuti umanitari e di portare solidarietà al popolo palestinese attraverso una marcia simbolica di 50 km, è stata bloccata dalla Polizia egiziana che ha arrestato 200 manifestanti appena giunti in aeroporto, ne ha espulsi moltissimi e ha reso impossibile proseguire verso Rafah».
Ansaldi aggiunge: «Eravamo oltre 4mila persone, da ogni parte del mondo. Gente che, come me, vuole dimostrare che la società civile non è in silenzio rispetto alla catastrofe che le popolazioni della Striscia stanno vivendo».
Adesso si lavora a un nuovo progetto, che ha già ricevuto adesioni da parte di 44 delegazioni di ben 80 Paesi del mondo, denominato Global Sumud flotilla, una mobilitazione internazionale senza precedenti, pronta a salpare con l’obiettivo di rompere il blocco navale israeliano su Gaza e portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese.
Anche Bra sta facendo la sua parte e, una raccolta di beni di prima necessità e di alimentari, è in corso nell’Oltreferrovia.

Racconta Linda: «Io sto lavorando nell’ambito organizzativo della delegazione italiana, effettuando la ricerca di contatti per creare una rete mediatica con la quale dare la massima visibilità a una iniziativa che non sarà sostenuta dai Governi». E subito precisa, con foga: «Prima di essere un gesto umanitario, anche se porteremo cibo, medicinali e generi di prima necessità per quelle popolazioni stremate, il nostro è un gesto politico. Mettere insieme un gruppo di cittadini che si assume la responsabilità, anche correndo gravissimi rischi, di dire basta a questo scenario, ha una grossa valenza politica e civile».
I partecipanti incontreranno pericoli, anche se ci saranno marinai molto esperti e volontari capaci di gestire situazioni complesse: come già successo per manifestazioni simili le barche potranno essere intercettate in acque internazionali oppure israeliane col rischio di essere fatti prigionieri.
«Non si può tacere di fronte a una simile apocalisse», conclude Ansaldi che si fa forza anche della laurea in lingue orientali che la aiuta nello svolgimento di queste mansioni da volontaria. Linda ha un desiderio nell’animo: vorrebbe lasciare il mondo della scuola – «che pure mi dà soddisfazioni» – per abbracciare, a tutto tondo, quello umanitario.
