di Roberto Aria
IL RAPPORTO – «Conosco molte cantine vitivinicole e imprese edili, ma anche piccole aziende operative nei campi più svariati, che nell’Albese adottano comportamenti poco ecologici. C’è chi versa liquami tossici, detersivi e prodotti chimici nelle fogne. C’è chi smaltisce rifiuti pericolosi nei sacchi neri invece di portarli all’isola ecologica». Sergio è un imprenditore di 47 anni, che preferisce rimanere anonimo e opera nel settore delle bevande. Da circa 20 anni lavora in proprio nelle zone di Alba e Bra: in questo periodo di tempo ha potuto conoscere tante persone.
«Molte sono oneste, direi la maggioranza, ma una piccola percentuale agisce in modo egoistico e lesivo per la comunità. Il problema è culturale: se una persona non pensa agli altri, alle future generazioni e alla comunità, tenderà ad adottare comportamenti poco etici. Non possiamo tuttavia scordare le ragioni di tipo economico: spesso si imbocca la via più breve, evitando di impegnarsi in procedure di tutela e di correttezza ambientale perché in questo modo si risparmia denaro», aggiunge.
Il report e i numeri di Legambiente: 40mila nel 2024
I comportamenti poco sostenibili dal punto di vista ambientale non sono soltanto il frutto di scelte individuali, possono consistere in operazioni gestite dalla criminalità organizzata. Un fenomeno che, secondo il rapporto di Legambiente “Ecomafia: i numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia”, pubblicato nelle scorse settimane, risulterebbe particolarmente sviluppato sul territorio.
Il documento, elaborato a partire dai dati forniti dalle Forze dell’ordine, racconta come in Italia nel 2024 sia stato superato il muro dei 40mila reati ambientali, con un incremento del 14,4 per cento rispetto al 2023. Significa una media di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora. Aumentano anche le persone denunciate, 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari vale 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023). Cresce anche il numero dei clan coinvolti: 11 in più rispetto a quelli censiti nel precedente rapporto. Sono 862 le persone denunciate per corruzione negli appalti di natura ambientale. Le inchieste riguardavano il settore delle opere pubbliche, la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese, fino alla gestione di servizi come quelli dei rifiuti urbani e della depurazione.
Il Piemonte è all’undicesimo posto in Italia
Per quanto riguarda i reati ambientali, il Piemonte si colloca all’undicesimo posto della classifica nazionale e il territorio delle Langhe e del Roero rappresenta una delle zone più esposte al fenomeno. Come spiega a Gazzetta d’Alba Sergio Capelli, direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, «il comparto agricolo e il problema del caporalato rappresentano terreni fertili per lo sviluppo e il proliferare delle ecomafie. Analizzando i dati, nel 2024 la provincia di Cuneo conta 356 reati (circa uno al giorno), per un totale di 250 persone denunciate e 23 sequestri. La maggioranza è legata al tema dei rifiuti, agli abusi relativi al ciclo del cemento, e in misura minore ad azioni di illegalità sugli animali».
Nel complesso il numero di reati è aumentato del 61 per cento rispetto al 2023: «Si tratta di un dato preoccupante, ma non per forza questa percentuale significa che l’illegalità è in incremento: la statistica può essere spiegata col fatto che sono aumentati i controlli e le inchieste da parte delle Forze dell’ordine e degli organismi preposti. Non dobbiamo scordare che molti atti criminali rimangono sommersi, ovvero sfuggono al monitoraggio: è dunque presumibile che i numeri reali siano molto più elevati rispetto a quanto mostrato dal rapporto».
Secondo il dossier, la Granda risulta terza in Italia per numero di azioni illegali contro l’ambiente realizzate dalla criminalità organizzata, in particolare per quanto riguarda lo smaltimento illecito dei rifiuti. Solo nel 2024 sono stati registrati oltre 420 tra reati e illeciti su questo fronte.
Smaltire i rifiuti illegalmente costa meno
«Le aziende che decidono di smaltire in modo illegale lo fanno perché si tratta di un’operazione più remunerativa, visto che le procedure per la corretta gestione ecologica dei rifiuti risultano complesse e costose» dice Capelli, e prosegue osservando come la situazione di crisi a livello macro-economico sullo scenario locale e internazionale spinga molte persone a intraprendere azioni nell’ottica del risparmio ma scorrette dal punto di vista etico.
Il problema non riguarda solo il Piemonte e la provincia di Cuneo. Come commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, «i dati di Ecomafia testimoniano una distribuzione capillare dell’illegalità lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e quella della corruzione negli appalti pubblici, che rappresentano sempre più una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica».
Il problema incendi
Un altro problema – evidente soprattutto nel periodo estivo – riguarda gli incendi. Secondo il rapporto “In fumo”, pubblicato a fine luglio da Legambiente, nel 2024 il Piemonte ha registrato una superficie naturale bruciata pari a 76 ettari, di cui 11 costituiti da foreste e 65 da altra vegetazione naturale. A questi si aggiungono 3 ettari di superficie agricola colpita, per un totale complessivo di 79 ettari bruciati. La Regione risulta tra le aree più colpite. La maggioranza degli incendi è di natura dolosa.
La situazione è delicata e il già fragile stato di salute degli ecosistemi rischia di essere compromesso. Nelle Langhe e nel Roero l’inquinamento, il traffico, le operazioni di disboscamento, la monocultura e l’utilizzo massivo di fitofarmaci stanno indebolendo gli equilibri naturali e la criminalità organizzata con le sue azioni distruttive aggrava la situazione.
Le proposte dell’associazione
Molte le proposte di Legambiente per arginare i reati ambientali: l’approvazione del disegno di legge che introduce nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare, inserendo un reato specifico con sanzioni adeguate per chi produce, commercia e utilizza pesticidi illegali. Poi, l’adozione di un piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, l’inasprimento delle sanzioni relative alla gestione illecita dei rifiuti, l’introduzione dell’associazione a delinquere per i delitti contro l’ambiente e tanto altro. Misure necessarie, da integrare all’impegno di tutta la cittadinanza per creare una cultura differente e più attenta al benessere ecosistemico.

