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Oggi a Bra c’è Volontariamente, il salone della solidarietà

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di Valter Manzone

BRA – Il grande festival del volontariato civico braidese Volontariamente andrà in scena domenica 7 settembre, nell’area verde attigua alla pista di cemento del quartiere Madonna dei fiori, facilmente accessibile dal viale, a partire dalle 10 e fino alle 18.

Obiettivo dell’evento è quello di far conoscere le associazioni locali e promuovere il volontariato; la giornata gode del patrocinio del Comune ed è organizzata in collaborazione con il Csv di Cuneo. Il presidente della Consulta comunale per il volontariato, Raimondo Testa, ne spiega gli obiettivi: «Volontariamente è la festa dei gruppi strutturati e delle persone perché è bello potersi conoscere e, a ogni edizione, nascono nuove integrazioni per collaborare a progetti comuni, sempre a favore delle nostre comunità».

Testa motiva anche le opportunità offerte dalla sede e dalla data: «Abbiamo scelto l’area di Madonna dei fiori perché, alla vigilia della festa della Natività di Maria, siamo sicuri che moltissimi braidesi, e non solo, raggiungeranno il santuario, potranno anche sostare un momento tra i nostri corner e magari ottenere informazioni o, meglio ancora, decidere di dedicare del proprio tempo a qualche associazione». In città, attualmente, opera un “esercito” di volontari, composto da più di mille tra uomini e donne appartenenti alle 46 associazioni che aderiscono alla Consulta comunale.

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Ancora il presidente Testa parla del variegato panorama di chi vuole dare una mano, non soltanto in città: «I volontari sono la parte migliore della società. Se la loro operosità venisse improvvisamente meno, sono convinto che si fermerebbe l’intero Paese». Aggiunge un volontario di lunga data, che opera nel sociale ma che vuole restare anonimo: «Un elemento che caratterizza l’esperienza di chi è parte del volontariato è la gratuità, che non consiste solo nel fatto che il volontario, per definizione, svolge il suo servizio senza essere pagato. Quella è una conseguenza pratica: per me e per tanti la gratuità è ben altro, e viene prima del fattore economico. Significa rendersi conto che essa è la fonte stessa della vita, perché la persona si realizza donandosi per gli altri: solo così ciò che si offre diventa ancora più nostro». Oggi si parla molto di economia circolare e, secondo il volontario che ci parla, il concetto rientra a pieno nel volontariato: «La gratuità del servizio mette in moto una circolarità benefica per chi lo riceve e per chi lo offre».

La giornata del 7 settembre prevede anche un momento di condivisione a tavola. Per la pausa pranzo sarà allestita la tavola del volontariato, curata da un catering: così l’area di cemento che in estate viene anche utilizzata come pista da ballo per il liscio, consentirà a tutti i presenti delle varie associazioni di condividere il pranzo, servito a prezzi popolari: 15 euro per gli adulti e 6 euro per i bambini.

Ulteriori informazioni e richieste riguardo Volontariamente vanno inviate tramite e-mail all’indirizzo sevizi.persona@comune.bra.cn.it.

Un mondo che aiuta anziani, giovani, animali e ambiente

Le associazioni di volontariato che operano all’ombra della Zizzola sono 46, tutte iscritte al Registro unico nazionale del terzo settore (Runts) e fanno parte della Consulta, che accoglie diverse forme di attività: dai servizi alla persona, dedicati ad anziani e ai ragazzi, all’assistenza delle persone con disabilità; dal supporto alle donne ai servizi di protezione civile; dalla tutela dell’ambiente e degli animali all’ambito sanitario (con i gruppi Avis, Fidas, Aido, Croce rossa, Lilt) e ancora: cultura, sport e società.

La Consulta in essere è presieduta da Raimondo Testa, coadiuvato da due vicepresidenti: Teresa De Rosa e Dario Mattis; anche la minoranza è rappresentata dal consigliere Massimo Somaglia.

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«La Consulta comunale del volontariato», spiega Eliana Marengo, segretaria dell’organismo, «è un’assemblea consultiva e propositiva sostenuta dall’Amministrazione civica che promuove, incoraggia e sostiene il volontariato, incentivando lo sviluppo di relazioni organiche e continuative».

Il sindaco Gianni Fogliato sostiene l’iniziativa: «È un fiore all’occhiello dell’Amministrazione; favorisce una lettura costante, puntuale e precisa delle problematiche culturali, ambientali e dei diritti civili del territorio, con l’obiettivo di rappresentare un soggetto vigile di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Inoltre, stimola le istituzioni sui problemi sociali emergenti».

«Il volontario è come una lampadina che si illumina quando scorre energia»

Un volontario, che vuole mantenere l’anonimato, racconta il senso del suo impegno. Ci ha chiesto di chiamarlo Calamus perché, spiega «il calamo era lo strumento con cui gli antichi scrivevano e chi aiuta gli altri, in fin dei conti, che fa? Scrive pagine di condivisione».

Da quanto tempo opera nel volontariato?

«Mi verrebbe da dire da sempre poiché sin dalla giovinezza, quindi ormai da tanti anni, sono attivo in diversi ambiti e, con limiti umani, seguo il mio senso del servizio».

I volontari invecchiano e tanti dicono che c’è poca adesione da parte dei giovani. Calamus pensa che i ragazzi dovrebbero impegnarsi di più?

«Vedo che ci sono molti più giovani di quanto si pensi. E poi cosa significa “dovrebbero”? Il verbo dovere non si coniuga col verbo donare: sono due opposti inconciliabili. Fare volontariato per dovere è un’impostazione moralistica del passato, che era già sbagliata e per un giovane di oggi è del tutto incomprensibile e inaccettabile. Noi vecchi possiamo testimoniare ai ragazzi che il servizio gratuito agli altri aiuta a crescere, a diventare pienamente sé stessi oltre che dare felicità».

In cosa consiste la felicità del volontario?

«Nel rendersi conto che si contrappone la cultura della vita a quella della morte, perché offrendo sé stessi si aiuta la vita a fluire, a procedere. Se mi concentro su me stesso, resto fermo; se mi attivo verso l’altro in apparenza mi “perdo”, in realtà mi trovo e mi realizzo, perché sto costruendo qualcosa insieme a tanti altri».

Il volontario soddisfa anche i propri bisogni?

«Non c’è bisogno più grande del dare pieno senso alla vita, però la cultura individualista ci illude di essere noi stessi la ragione dei nostri desideri. Il sentirsi soggetti è una forma di narcisismo che spinge a considerare gli altri in funzione nostra. Questo fa delle persone delle lampadine spente».

Perché lampadine?

«Se il bulbo pensasse di avere in sé la fonte della luce, si spegnerebbe: ciò che la illumina è il flusso di elettricità che arriva dall’esterno. Le esperienze quotidiane ci strutturano interiormente e il fatto di vivere dei rapporti, consente alla vita di poter fluire. Essere presenti ad altri e il fatto di essere in contatto ci consente di accogliere vita, come un bambino che nel suo solo contatto con la madre chiede e riceve vita. Questo è ciò che avviene nel dono, nella gratuità».

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