
VERDUNO – Il Verduno Pelaverga Doc compie trenta anni: la denominazione fu approvata da un decreto ministeriale del 20 ottobre 1995 e martedì 9 settembre, alle 15, l’associazione Verduno è uno organizza la conferenza “30 anni Verduno Pelaverga Doc” nelle antiche cantine del Municipio del paese.
Nel corso del convegno verrà svelata l’etichetta d’autore del trentennale disegnata dall’artista Elisabetta Buglioni di Monale.
Moderati da Sandro Minella (sommelier, formatore e narratore del gusto), interverranno Renata Salvano, già sindaca di Verduno, per parlare della storia e dell’attribuzione della Doc; il giornalista di Gazzetta d’Alba Giancarlo Montaldo con una relazione su “Sviluppo e produzione dell’uva e del vino” e Maurizio Petrozziello, chimico farmaceutico, ricercatore presso il Centro di ricerca viticoltura ed enologia di Asti, esperto nello studio degli aromi nel vino (“Alla scoperta delle spezie del vino”).
A Ian D’Agata, tra i massimi esperti internazionali di vino con una passione per i vitigni autoctoni e in particolare per il Verduno Pelaverga Doc, verrà consegnato lo speciale riconoscimento Araldo del Verduno Pelaverga Doc.
La storia
Tra le due guerre mondiali e nel dopoguerra l’azienda Comm. G.B. Burlotto aveva mantenuto attiva l’antica tradizione di vinificare il pelaverga piccolo in purezza. Negli anni Cinquanta e Sessanta, la produzione era divenuta esigua e difficilmente superava le mille bottiglie all’anno. Era frutto della vendemmia separata delle piante di pelaverga piccolo ancora presenti nei vigneti di Nebbiolo, Barbera e Dolcetto di proprietà dell’azienda e di alcuni viticoltori del paese.
Nel 1972, su iniziativa del Castello di Verduno, si impiantarono nuovi vigneti interamente a pelaverga piccolo: la strada fu seguita via via da altri produttori.
Questo passaggio rappresenta il nucleo storico per l’avvio del progetto dell’associazione dei produttori di Verduno, che si costituirà ufficialmente nel 2000, ma operava in via informale dagli anni Ottanta. Le aziende fondatrici furono sei: oltre al Castello di Verduno, Fratelli Alessandria, Commendator G.B. Burlotto, Gian Carlo Burlotto – cantina Massara, Bel Colle, Vinandolo di Antonio Brero.
Il progetto fu condiviso da tecnici e vinificatori. Le istituzioni sposarono la causa, a partire dal Comune di Verduno che mise a disposizione un terreno di proprietà nel cru Monvigliero per la creazione di una vigna sperimentale. Furono coinvolte nelle attività di ricerca le facoltà di agraria e gli istituti di coltivazioni arboree delle Università di Torino e Milano, l’Istituto sperimentale per la viticoltura di Asti, il Seminario permanente di Luigi Veronelli.
Grazie al lavoro di squadra, si arrivò alla valorizzazione del vitigno fino all’istituzione della Doc Verduno Pelaverga nel 1995, un anno dopo l’iscrizione al Registro nazionale delle varietà di vite (codice 330).
La prima bottiglia vestita con la “fascetta” è frutto del lavoro di tutti, anziché di una singola azienda: una versione istituzionale, con etichetta realizzata ad hoc dall’artista svizzero Henri Spaeti.
Il disciplinare del Verduno Pelaverga (o Verduno), aggiornato nel 2007, 2011, 2014 e 2015, isola un piccolo areale di produzione che include il territorio del Comune di Verduno e una porzione sita nei comuni contigui di Roddi e La Morra.
Si prevede una sola tipologia, il rosso fermo-secco ottenuto da uve pelaverga piccolo per almeno l’85%. Al restante 15% possono contribuire altre varietà a bacca nera idonee alla coltivazione nella regione Piemonte, ma quasi tutti i vini in commercio sono da pelaverga piccolo in purezza. Non sono specificati nel disciplinare i tempi minimi di affinamento e il tipo di contenitore da utilizzare per la maturazione.
