
di Valter Manzone
BRA – «Grazie, grazie davvero a tutto il popolo italiano che, mentre noi eravamo in navigazione con la Global Sumud Flotilla, ha deciso di scendere dal divano e di andare in piazza. Sono state le piazze, strapiene, il vero motore di quello che è successo a Gaza in questi giorni. Non i governi. Ma la forza democratica della piazza, che supera i social e gli influencer».
Con queste parole Abderrahmane (Ab) Amajou ha salutato, sabato 18 ottobre in via Cavour a Bra, la cittadinanza nel suo primo incontro pubblico dopo il rientro in Italia.
«Sumud in arabo significa “resilienza” – ha spiegato Amajou – la stessa dimostrata dai volontari delle 44 delegazioni di tutto il mondo che hanno fatto vela verso Gaza, cercando di raggiungere una popolazione vittima di un genocidio, ma anche dello stesso popolo palestinese, che ha atteso la tregua di questi giorni in condizioni disumane».
Sollecitato dalle domande dei presenti, il braidese ha ripercorso la sua esperienza a bordo della Paola 1, insieme ad altri dieci volontari di diverse nazionalità. Tutti accomunati dall’entusiasmo e dalla determinazione di chi, come ha ricordato, «ha gridato “blocchiamo tutto”, diventato il motto dell’intera Flotilla».
Amajou ha poi raccontato il viaggio, la “notte dei droni” – che, ha ipotizzato, «potrebbero essere partiti dalla Sicilia» – e i cinque giorni di detenzione nelle carceri israeliane. «Quando sono saliti a bordo e hanno capito che non avevano a che fare con terroristi, si sono tolti i passamontagna, hanno deposto le armi, ma hanno comunque portato a termine il loro compito, accompagnandoci in prigione».
Ha aggiunto: «In galera ho deciso di non prendere cibo, per coerenza verso i palestinesi che morivano di fame e per non accettare cibo da Israele. Ci hanno sottoposti a controlli infiniti, ci svegliavano nel cuore della notte, ci inveivano contro, ma non abbiamo subito torture».
Infine, Amajou ha sottolineato come la Flotilla abbia raggiunto il suo obiettivo principale: «accendere un faro su una situazione ancora estremamente complessa, che necessita di sforzi continui e corali per sfociare, finalmente, in una pace duratura».
