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Caporalato, sfruttamento del lavoro e schiavitù: se ne parla nella Commissione legalità della Regione

Guardia di finanza controlli nelle vigne

DALLA REGIONE – Sfruttamento lavorativo e del caporalato sono stati al centro dei due incontri di approfondimento tenuti dalla Commissione legalità del Consiglio regionale del Piemonte, presieduta da Domenico Rossi.

Nel primo, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil del Piemonte hanno illustrato analisi e proposte per contrastare un fenomeno ancora diffuso in diversi settori produttivi, in particolare agricoltura, logistica, edilizia, turismo e assistenza domiciliare.

Il sindacato

Anna Maria Poggio e Denis Vair (Cgil) hanno sottolineato che lo sfruttamento non riguarda solo l’agricoltura ma tutti i settori in cui si moltiplicano appalti e subappalti, spesso terreno fertile per illegalità e precarietà. Il sindacato ha ricordato come la catena degli appalti, senza regole chiare, apra la strada a fenomeni di intermediazione illecita e caporalato.

Tra le priorità indicate: maggiori controlli sul rispetto dei contratti, rafforzamento del ruolo pubblico dei centri per l’impiego, contrasto all’uso distorto delle cooperative spurie e alloggi dignitosi per i lavoratori stagionali. «Combattere lo sfruttamento significa restituire dignità al lavoro – hanno concluso – e garantire che dietro un prodotto di qualità ci sia anche un lavoro giusto e regolare».

Cristina Maccari ed Ennio Capacchione (Cisl) hanno evidenziato l’importanza di consolidare le esperienze positive già avviate sul territorio, in particolare nelle province agricole, ma hanno denunciato la mancanza di continuità e coordinamento: «Non siamo all’anno zero – hanno spiegato – ma servono politiche stabili e una programmazione strutturata, gli interventi non possono dipendere solo da singoli progetti o finanziamenti».

Infine, hanno chiesto di rafforzare gli osservatori territoriali, rendere più efficiente l’attività ispettiva, vigilare sulle cooperative e migliorare la conoscenza della lingua italiana da parte dei lavoratori migranti, condizione essenziale per esercitare i propri diritti e uscire da situazioni di ricatto.

Per la Uil, rappresentata da Francesco Lo Grasso, Domenico Cutrì, Alberto Battaglino e Giancarlo Anselmi il contrasto al caporalato passa soprattutto da tre fattori: garantire soluzioni abitative dignitose, favorire la formazione linguistica dei lavoratori stranieri e potenziare i controlli nelle campagne. La legge 199 del 2016 è ancora troppo poco applicata – hanno spiegato – e molte aziende agricole non hanno aderito pienamente ai protocolli previsti.

Nelle province più esposte, come Asti e Alessandria, persistono casi di lavoratori reclutati informalmente o alloggiati in condizioni inaccettabili. Vanno anche censite le aziende agricole che non effettuano assunzioni regolari e di promuovere progetti di accoglienza dignitosa, perché non si può parlare di qualità dei prodotti senza qualità del lavoro.

Sono intervenuti per domande e approfondimenti Fabio Isnardi (Pd), Gianna Gancia (Lega) e Giulia Marro (Avs).

L’allarme del sociologo

Durante il secondo incontro il sociologo Marco Omizzolo, tra i principali esperti italiani del fenomeno e fondatore dell’associazione In migrazione Onlus, ha lanciato un forte allarme: «In Italia oggi circa 240mila persone vivono in condizioni di schiavitù, 100mila in più rispetto a dieci anni fa».

Omizzolo ha illustrato «un quadro drammatico che riguarda tanto i lavoratori italiani quanto quelli stranieri impiegati nei campi e nell’agroindustria, spesso costretti a turni di 14-15 ore al giorno, pagati meno del salario previsto, privati dei diritti fondamentali e sottoposti al controllo di caporali e reti criminali».

«Chi governa la produzione del cibo governa la vita», ha ricordato, sottolineando come «il sistema delle agromafie muova un giro d’affari stimato in oltre 25 miliardi di euro l’anno».

Il fenomeno colpisce «in particolare i migranti, spesso indebitati già nei Paesi d’origine e resi ricattabili da imprenditori senza scrupoli, che ne sfruttano la vulnerabilità».

Infine, ha ricordato «l’importanza della Legge 199/2016 contro il caporalato e della Rete del lavoro agricolo di qualità», chiedendo che venga «finalmente attuata in modo omogeneo in tutto il Paese per garantire diritti, dignità e giustizia sociale a chi lavora la terra».

Sono intervenuti per domande Davide Zappalà (Fdi), Monica Canalis e Rossi (Pd).

«Due audizioni importanti oggi ci hanno permesso di continuare il lavoro sul tema dello sfruttamento lavorativo presente anche nella nostra regione. Dobbiamo passare da interventi progettuali a interventi strutturali come oggi più volte ricordato anche dalle persone audite ed eliminare le condizioni, anche normative, che generano sacche dí sfruttamento», ha concluso Rossi.

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