 
di Maria Grazia Olivero
LA STORIA – La compagnia di teatro Der Roche di Montaldo Roero compie trent’anni e festeggia a suo modo, allestendo nuovi spettacoli per un crescente successo di pubblico. Non è solo un modo di divertire, quanto di mantenere in vita l’espressione distintiva di un territorio, la lingua piemontese.
Spiega Valter Coraglia, uno dei fondatori, l’unico costantemente sul palco dagli esordi sino a oggi: «Siamo nati a ottobre del 1995 quando, quasi per caso, un gruppo di giovani montaldesi decise di provare l’ebbrezza della scena. Lo spunto lo diede il parroco don Francesco Porro, che annunciò in chiesa l’intenzione di dare vita a una filodrammatica, come si chiamava a quei tempi. Il sacerdote era appassionato di teatro e collaborava ad animare la vita culturale del paese. Si riunì un primo nucleo, che si autotassò con 50mila lire a testa. Con l’aiuto di don Francesco trovammo un copione, Tutto gratis al primo di Franco Roberto, che ci parve aderente alla vita del paese. Iniziammo a incontrarci ogni venerdì sera, ben presto comprendendo l’urgenza di persone capaci d’indirizzarci. Ci rivolgemmo a Oscar Barile, già allora apprezzato attore amatoriale: fu un momento indispensabile alla vita della neonata compagnia».
Dalle origini a oggi
Prosegue Coraglia: «Il debutto di Der Roche si tenne quasi alla vigilia di Natale dello stesso anno, nella chiesa di San Bernardino, accolti dal calore del pubblico montaldese. Fu un successo che ci diede energia. Peraltro, tranne brevi interruzioni, in paese è sempre esistita una filodrammatica. In trent’anni, Der Roche ha messo in scena una trentina di rappresentazioni in dialetto e un musical, Grease, calcando le scene ben 326 volte, due delle quali al Sociale di Alba». Non va dimenticato, nel carnet dei commedianti roerini, anche il successo di Don Alberione.com, una pièce in italiano scritta da Angela Prestianni sulla vita del fondatore della Famiglia paolina e presentata in due serate consecutive nella tensostruttura allestita da Confindustria Cuneo in piazza San Paolo, nell’anno in cui Alba è stata Capitale della cultura d’impresa. Era il 2022, quando tutto il mondo cercava di ripartire dopo la pandemia, e Gazzetta d’Alba, il primo giornale diretto dal beato, compiva 140 anni.
La compagnia Der Roche oggi conta un piccolo “nucleo storico”, mentre si alternano nei differenti ruoli persone diverse, che cambiano con il procedere degli anni. Alcuni dei ragazzi degli esordi sono rimasti per tre decenni: oltre a Valter Coraglia, sua moglie Simona Rista, che si occupa di audio, luci, scenografie, e Nadia Rista. «In questo momento, la nota dolente è legata alla carenza di giovani che sappiano parlare la lingua piemontese e abbiano il desiderio di recitare», conferma Coraglia.
Negli ultimi sedici anni, la regia degli spettacoli è curata da Gian Paolo Montisci, diplomato al Teatro delle dieci di Massimo Scaglione, portato ad Alba dalla Famija albèisa negli anni Ottanta. Spiega ancora Coraglia: «Abbiamo coinvolto Gian Paolo nel 2009, quando ci preparavamo ad affrontare per la prima volta il palco del teatro albese con Carlin Cerutti, sarto per tutti. Da allora non ce lo siamo più fatto scappare. Il nostro regista è una figura troppo importante per la compagnia: ci ha fatto crescere moltissimo. Se quest’anno abbiamo stravinto al premio Macario, il merito va ascritto in grande parte a lui».
Gli ultimi riconoscimenti
Va detto che gli attori di Der Roche vanno in scena a Cuneo come a Moncalieri, a Ceva come a Sanremo, a Pinerolo come a Torino, oltre a essere presenti con le loro esilaranti battute in moltissimi paesi di Langhe, Roero e del Cuneese. L’ultimo successo è, per l’appunto, dei mesi scorsi, quando la compagnia ha fatto letteralmente incetta di riconoscimenti a Volvera, in occasione del prestigioso premio dedicato a Erminio Macario organizzato dalla Uilt Piemonte, l’Unione italiana libero teatro, che si prefigge di sganciare dai cliché la recitazione spontanea, considerandola un importante momento per la sperimentazione e la ricerca alternative al teatro ufficiale. I commedianti roerini hanno trionfato presso il teatro Bossatis, aggiudicandosi il premio 2025 per la miglior rappresentazione.
I giudici Uilt hanno infatti selezionato, tra le altre in corsa, la commedia Camera a ore come «lo spettacolo più divertente, equilibrato e gradevole. Il testo è piacevole. Credibile l’interpretazione dei personaggi, che si muovono e si esprimono con un buon ritmo, integrando cliché non scontati e dando vita a una esilarante commedia cattura-applausi». Al risultato «hanno concorso regia, bravura degli attori, allestimento, con punte massime delle quali Der Roche dev’essere orgogliosa», hanno detto alla Uilt, che ha premiato nella medesima serata anche il miglior attore, Mario Saglia, la migliore attrice caratterista, Nadia Rista, e il miglior allestimento, curato da Simona Rista: tutti di Der Roche.
Ma la compagnia ha anche un altro vanto: la più longeva attrice piemontese. Si tratta di Lina Giacone, 97 anni e una memoria di ferro. Ha calcato il palco pure nelle scorse settimane, in occasione dell’avvio della rassegna di teatro organizzata a Ceresole dalla biblioteca civica, raccontando l’eccidio nazifascista ceresolese di cui fu testimone durante l’ultimo conflitto mondiale.

