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Le storie di Sofia e Naoshi, due studenti in viaggio con Intercultura

Sabato 25 ottobre alle ore 15 presso l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo si terrà gratuitamente un incontro informativo con i volontari del centro locale di Alba-Bra. Saranno presenti anche i ragazzi che hanno partecipato allo scambio. L'invito è rivolto a genitori e studenti

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di Mirea Chiara Grimaldi

EDUCAZIONE – «Intercultura propone un progetto di educazione alla cittadinanza globale attiva: un orientamento etico, empatico e consapevole che porta gli studenti e le studentesse a vivere e a prendere decisioni che contribuiscono a un mondo più giusto, equo, pacifico e sostenibile», è questa la proposta e la speranza dell’associazione nata nel 1955 per fornire a giovani studenti la possibilità di trascorrere un periodo di studio all’estero.

Non solo un viaggio, ma un’esperienza per la vita: un percorso di scoperta della propria identità, ma anche del ruolo di cittadini del mondo. Spiegano: «Tutto ciò è reso possibile grazie a tre pilastri fondamentali: il percorso di selezione che mira a una migliore conoscenza di sé; la formazione continua (pre, durante e post esperienza); e un’assistenza perenne (7 giorni su 7) assicurata dai 5.500 volontari presenti su tutto il territorio italiano».

Nel corso dell’anno scolastico 2025-2026, oltre 1.550 studenti italiani stanno partecipando al programma in almeno 50 destinazioni nel mondo. Le iscrizioni al concorso per il prossimo anno scolastico sono aperte on-line, fino al 10 novembre con alcune novità: oltre mille borse di studio e diverse destinazioni e periodi.

Sabato 25 ottobre alle ore 15 presso l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo si terrà gratuitamente un incontro informativo con i volontari del centro locale di Alba-Bra. Per genitori e studenti sarà l’occasione di scoprire tutte le modalità e i dettagli del progetto di scambio. Nell’occasione interverranno anche studenti appena rientrati dalle esperienze di studio all’estero.

Sofia: «Prima di partire ascoltavo musica K-pop, è stato utile per la lingua»

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LA STORIA «Ho scelto la Corea del Sud perché uno dei miei sogni più grandi era quello di vedere la città di Seul di sera illuminata da tutte le sue luci, e quando finalmente l’ho vista è stata un’emozione fortissima: ero senza parole», racconta Sofia Boasso che il 27 agosto è partita per la Corea del Sud, dove resterà per tre mesi. Sofia ha 17 anni e prima di partire frequentava il liceo Da Vinci, indirizzo scienze umane. «Sono qui da quasi un mese e mezzo e sta andando molto bene. La vita in Corea del Sud è molto veloce, ho sempre qualcosa da fare e fortunatamente non ho tempo per annoiarmi».

La ragazza è stata ospitata da una signora anziana ma che lavora ancora; quindi, non riesce a passare molto tempo con lei. Racconta: «Solitamente ci vediamo solo durante i pasti ma è molto gentile con me e mi sprona sempre a parlare coreano. Sono una persona molto indipendente e non mi pesa questa situazione, anzi esco spesso da sola». La scuola coreana è organizzata in modo totalmente diverso, nei grossi complessi che ospitano al loro interno più indirizzi, ogni momento della giornata è organizzato nei minimi dettagli. «Facciamo otto ore di lezione al giorno, ma non sono per nulla pesanti, i professori sono molto amichevoli e iniziano sempre le lezioni chiacchierando con gli alunni. Tra una lezione e l’altra abbiamo sempre 10 minuti di pausa per “ricaricarci”».

Sofia frequenta una scuola femminile: «Una grande differenza con la scuola italiana è la divisa, ma devo dire che non mi pesa indossarla, anzi mi sento più uniforme agli altri anche se sono bionda e loro tutti mori». Un pomeriggio alla settimana ci sono i club. Non sono strettamente legati allo studio, ma al tempo libero. «Per esempio io faccio parte di uno che tutte le settimane si riunisce per mettersi in contatto con degli studenti greci, gli mandiamo letterine o cose tipiche coreane o li videochiamiamo».

Il coreano ha un alfabeto diverso e, per un italiano, può essere una lingua difficile da imparare, ma Sofia è sulla buona strada. «Prima di partire ho fatto un corso di coreano con Intercultura, ascoltavo molto K-pop (la musica popolare della Corea del Sud) e guardavo serie in coreano. Oggi mi sento molto migliorata anche se quando parlo coreano in pubblico, molti mi rispondono comunque in inglese», spiega. «Perché ho scelto di fare questo viaggio? Intercultura è arrivata un po’ per caso, un giorno a scuola è venuta una ragazza a raccontare la sua esperienza e così ho deciso di informarmi».

Un ruolo decisivo lo ha giocato anche Prim, una ragazza thailandese ospitata ad Alba che Sofia aveva conosciuto all’orientamento. Racconta: «Era in Italia solo da un mese ma l’ho vista così contenta e piena di vita che ho pensato che poteva fare per me. Ora dopo un mese e mezzo di viaggio studio qui in Corea del Sud posso dire che mi sento come lei: piena di vita».

L’Italia è sempre stata la prima scelta per Naoshi, giovane giapponese a Bra

Le storie degli studenti in viaggio con Intercultura

LA STORIA – «Sono stato davvero fortunato: ho trovato una famiglia stupenda, sia i genitori che i fratelli che mi hanno ospitato sono stati gentili e disponibili, mi hanno aiutano tanto a imparare l’italiano e mi fanno sempre ridere». Sono queste le parole di Naoshi, un giapponese di 16 anni, ospitato da una famiglia vicino a Bra che l’ha già portato a visitare Venezia e Bologna. La sua esperienza, qui in Italia, è iniziata già a marzo e tuttora sta frequentando il liceo scientifico a Bra.

«Con i compagni e i professori mi trovo bene, ma la scuola qui è molto più difficile, ero abituato a stare tranquillo tra i banchi di scuola: ci sono troppe interrogazioni e molte verifiche». Anche il ritmo è diverso, in Giappone la giornata scolastica dura di più e al pomeriggio si fanno attività di studio o sportive. «In questi mesi quando uscivo da scuola ero un po’ spaesato e non sapevo come trascorrere il resto del pomeriggio», spiega. Prima di partire Naoshi aveva provato a studiare un po’ di italiano in autonomia. «Ora  posso dire che sto andando abbastanza bene: le lezioni sono in italiano e questo mi aiuta molto, poi faccio un corso  fuori da scuola e provo anche a studiare da solo a casa. Ciò che mi aiuta di più è parlare con la famiglia ospitante».

Naoshi aveva conosciuto Intercultura quando lo scorso anno aveva ospitato in Giappone una ragazza colombiana; così ha deciso di sperimentare questo Viaggio. «L’Italia è sempre stata la mia  prima scelta: sono appassionato di  calcio, mi piace il buon cibo e visitare le belle città, l’Italia ha tutto ciò».

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