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Rinasce il Museo Renato Ratti dedicato al Barolo e ai vini piemontesi

Inaugurazione sabato 25 ottobre a La Morra, nel rinnovato Monastero di San Martino

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Pietro Ratti

di Andrea Olimpi

LA MORRA Sabato 25 ottobre verrà inaugurato il Museo Renato Ratti del Barolo e dei Vini d’Alba, parte del progetto di restauro che ha riportato a nuova vita l’antico Monastero di San Martino di Marcenasco in frazione Annunziata, dopo un grande intervento di recupero architettonico conclusosi nell’aprile 2024. L’intero complesso restaurato diventa oggi un nuovo centro di memoria e cultura del vino, dedicato a uno dei suoi più grandi interpreti.

Il progetto, costato oltre due milioni di euro, nasce dalla sinergia pubblico-privato che ha coinvolto Regione Piemonte, Comune di La Morra, Cantina Ratti e Fondazione Crc.

«Il recupero del Monastero è stato uno dei tasselli importanti del nuovo volto di La Morra, che si aggiunge al rifacimento di piazza Castello e all’acquisto del Belvedere» – aveva spiegato la sindaca Maria Luisa Ascheri all’atto dell’inaugurazione del 20 aprile 2024, ricordando come il percorso fosse stato segnato da determinazione e fiducia – «Dopo una bocciatura iniziale, il presidente Alberto Cirio ci spronò a riprovarci. Oggi possiamo dire di avercela fatta, insieme a tutti i partner di questa impresa».

L’opera di restauro e recupero del monastero, durata quasi due anni e mezzo, e i successivi lavori legati al rinnovato museo hanno visto coinvolto un pool di professionisti, tra cui l’architetto Luca Sensibile, progettista e direttore dei lavori, che nel 1997 aveva dedicato la propria tesi universitaria proprio al monastero di Marcenasco, la restauratrice Marie Hélène Cully, l’ingegnere Massimo Reggio e il professor Vincenzo Lombardo dell’Università di Torino, curatore del nuovo museo.

Il monastero, intitolato a San Martino, protettore di La Morra, risale almeno al XII secolo e fu uno dei due priorati benedettini legati al monastero di Castino. Durante i lavori si sono verificati alcuni rallentamenti dovuti al ritrovamento di 45 sepolture databili tra Cinquecento e Ottocento, successivamente catalogate con il supporto dell’archeologa Manuela Meloni.

Pietro Ratti, figlio di Renato Ratti e titolare dell’omonima cantina, ha ricordato come il padre, nel 1965, dopo aver lasciato la Cinzano, dove aveva lavorato per dieci anni in Brasile, fosse alla ricerca di un luogo storico ed evocativo per produrre il suo primo vino. In quell’occasione scoprì le cantine di Marcenasco, le più antiche della zona, che decise di affittare dal Comune di La Morra per avviare la produzione del primo Barolo Marcenasco.

Fu nel 1970 che Renato Ratti ebbe l’idea di creare il primo museo dedicato alla storia dei vini piemontesi, con particolare attenzione ai vini albesi e soprattutto al Barolo. Con il recente restauro dell’abbazia, Pietro Ratti ha voluto ampliare quel progetto, integrandolo con una parte moderna e con nuovi contenuti multimediali.

Così, del complesso tornato al suo splendore, oggi il piano interrato e il primo piano ospitano il percorso museale che verrà inaugurato il prossimo 25 ottobre e che unisce memoria storica a nuove tecnologie multimediali.

L’antico monastero scelto da Renato Ratti negli anni Sessanta come sede della propria cantina è oggi simbolo di un territorio che unisce tradizione e innovazione. Il museo custodisce lo straordinario patrimonio documentale e iconografico raccolto dal produttore di Villafalletto, figura chiave della rinascita del Barolo e autore di opere fondamentali come Della vigna e del vino dell’Albese e Civiltà sul vino e a cui si deve anche la prima mappa dei grandi cru di Langa.

La riapertura del Museo Renato Ratti non è solo un tributo al fondatore, ma anche un atto di restituzione alla comunità di un luogo che ha segnato la storia del vino piemontese e il suo legame con le Langhe.

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