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Che viaggio con Arlo: il progetto nato ad Alba tira le somme con un convegno

L'appuntamento è per domani, dalle 9, al palazzo Mostre e congressi. Interverranno diversi relatori

Una raccolta fondi per sostenere "In viaggio con Arlo", che ha dato una prospettiva a ragazzi

di Sara Canta

ALBA – Dopo cinque anni di operatività giunge al termine il progetto “In viaggio con Arlo”, dedicato ai giovani fino ai 24 anni che si trovano ad affrontare un periodo di sofferenza dal punto di vista della salute mentale. Attraverso l’azione di un partenariato misto pubblico e privato – tra cui la capofila Progetto Emmaus, l’ASL CN2, diverse associazioni e i servizi sociali – il progetto si è basato su una filosofia innovativa, volta a:

  • Restituire protagonismo alle persone

  • Valorizzare risorse e punti di forza individuali

  • Coinvolgere attivamente i beneficiari in ogni passaggio decisionale del loro percorso terapeutico

Evento di chiusura

La chiusura del progetto avverrà con il convegno dal titolo “Progetto Arlo: pratiche di recovery e alleanze possibili nella salute mentale di comunità”. L’appuntamento è previsto per giovedì 13 novembre alle ore 9.00 presso il Palazzo Mostre e Congressi di Alba.

Ruggero Gatti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL CN2, spiega:

«Il progetto ha rappresentato per noi l’occasione di rafforzare e ampliare la rete degli attori pubblici e privati che lavorano sul territorio per il benessere della popolazione.
Si è trattato di un’importante opportunità per consolidare il metodo di lavoro multiprofessionale, orientando gli interventi verso il protagonismo del beneficiario e il coinvolgimento del suo mondo relazionale».

Il cuore del progetto: la microéquipe

Gli operatori di Diapsi Alba Bra – associazione in difesa dell’ammalato psichico – aggiungono:

«La nostra esperienza di familiari ci porta a dire con convinzione che il cuore di Arlo è la microéquipe.
Si tratta di un luogo dove operatori, familiari e figli hanno potuto trovare ascolto, confrontarsi ed esprimere il proprio punto di vista, costruendo insieme – incontro dopo incontro – un progetto personalizzato».

Oltre alla dimensione relazionale, anche il lavoro ha giocato un ruolo fondamentale.

Gli operatori della Cooperativa Alice di Alba sottolineano:

«Abbiamo progettato insieme ai protagonisti percorsi lavorativi su misura, nati dai loro bisogni e desideri, per mettere al centro la persona e le sue possibilità.
Così, molti hanno potuto valorizzare abilità e conoscenze, inserendosi in contesti lavorativi positivi e di crescita».

Creatività e arte come strumenti di rinascita

Anche la dimensione artistica e creativa è stata parte integrante del percorso.

Monica Ragusa, dell’associazione Pons, racconta:

«Il gruppo è diventato una vera e propria squadra di lavoro, capace di valorizzare passioni e competenze: un’artista, un poeta, un’appassionata di comunicazione sociale e una grafica».

Da questa esperienza è nata una mostra pittorica arricchita da haiku, insieme alla produzione di cartoline, segnalibri e astucci realizzati dagli stessi artisti.
Il ricavato delle vendite è diventato autofinanziamento per i protagonisti.

Nonostante la conclusione ufficiale, il gruppo continua a vivere. Ragusa spiega:

«Stiamo lavorando a un libro che racconterà le storie di personaggi di fantasia che, attraversando situazioni critiche, hanno saputo trasformare il dolore in un’opportunità di crescita e consapevolezza».

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