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Con Falstaff Italia per scoprire le nuove generazioni del vino

In occasione della Fiera del tartufo, Falstaff ha organizzato una serie di degustazioni, una dedicata agli under 40

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di Chiara Nervo

ALBA – Incantevole, potente, riconosciuto. Il Piemonte è famoso in tutto il mondo per le sue eccellenze vitivinicole. Ma, molto spesso, resta ancorato al passato. Perché mentre le colline cambiano colore, il clima muta e i consumatori evolvono, in cantina i cambiamenti avvengono molto lentamente. I giovani entrano in punta di piedi, pochi ma determinati. Eppure, sono proprio loro il futuro.

Una masterclass dedicata agli Under 40

In occasione della 95° edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, nasce l’idea di creare uno spazio dedicato alle nuove generazioni: una masterclass organizzata in collaborazione con Falstaff Italia, per mettere al centro gli Under 40.
Sono loro che, con coraggio e dedizione, stanno riscrivendo la storia del vino di Langa, Roero e Monferrato. Persone che credono nel cambiamento, ma che allo stesso tempo portano un profondo rispetto per il passato.

Il valore del passato nelle mani dei giovani

“È impossibile parlare di futuro senza fare un breve accenno al passato” afferma Alessia Sandrone.
“Non possiamo dimenticare quello che hanno fatto le generazioni passate. E questo non significa essere conservatori. Ma rispettare. Rispettare le persone, la terra e i vitigni. E anche collaborare. Perché credo che questa sia l’unica vera chiave per il futuro. Dobbiamo iniziare a fare ricerca sul campo e poi condividere.”

Per un giovane, la viticoltura è spesso una corsa a ostacoli. Subentrare in una cantina storica significa muoversi tra equilibri familiari, tradizioni solide e timori radicati. A tutto questo si aggiunge un settore in piena trasformazione: cambiamenti climatici, nuove esigenze di mercato, gusti dei consumatori in continua evoluzione. Restare bloccati nel passato non porterà da nessuna parte.

Lo scontro generazionale come punto di svolta

“Il cambiamento deve essere rispettoso” continua Veronica Palladino.
“Quando ho deciso di entrare nell’azienda di famiglia sapevo che non sarebbe stato semplice. Lo scontro generazionale è arrivato come un muro. Ci è voluto tempo, ascolto e molta determinazione. Ma piano piano abbiamo trovato un punto d’incontro. E da lì sono nati vini più eleganti, più puliti, più veri. Alla fine è questo il segreto: non smettere di crederci.”

Lo scontro generazionale è sicuramente uno dei nodi centrali della viticoltura piemontese. C’è una generazione che ha costruito tutto: ha creduto nella terra, si è indebitata, ha rischiato ogni cosa. Ed è naturale che, dopo una vita di sacrifici, non sempre sia disposta a cambiare ciò che ha sempre funzionato.

Una rivoluzione silenziosa: collaborazione e nuove idee

Proprio qui, la forte identità del territorio piemontese diventa a volte un freno. I giovani portano nuove idee, ma spesso i progetti restano nel cassetto: non per mancanza di valore, ma per paura di rompere equilibri consolidati.

Eppure qualcosa sta cambiando. Nascono nuove reti, aumenta la collaborazione, cresce lo scambio di competenze. Sempre più aziende iniziano a condividere attrezzature, idee e visioni.
Una piccola rivoluzione silenziosa, ma reale.

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