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Michele Do, il prete poeta del divino, vent’anni dopo. Il ricordo sabato 8 novembre ad Altavilla

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Don Michele Do
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Mariangela Maraviglia

ALBA – Michele Do, sacerdote nato a Canale nel 1918, vissuto a Saint-Jacques, in Valle d’Aosta, per più di cinquant’anni, il 12 novembre 2005 «saliva a più alta luce». È stato per molti un maestro e un amico, ha saputo tessere nei suoi lunghi anni di vita una grande fraternità oltre i confini geografici della sua parrocchia, oltre le appartenenze ecclesiali, facendosi compagno di strada di tutti i pellegrini di senso e i cercatori di verità.

Per ricordare don Michele nella ricorrenza dei vent’anni della morte, la diocesi di Alba e l’associazione Il campo hanno preparato e propongono il convegno “Ripensare l’immagine cristiana”, in programma sabato 8 novembre nel salone della Casa diocesana di Altavilla. La giornata, dalle 9.30 alle 18.30, avrà lo scopo di raccogliere tutta l’attualità della testimonianza, della ricerca spirituale e teologica di don Do. Vuole far memoria, guardando «avanti e oltre», come lui stesso aveva indicato a proposito di don Primo Mazzolari. Il gruppo dei relatori può contare su Francesco Occhetto nel ruolo di moderatore e comprende la scrittrice Mariangela Maraviglia, il filosofo Giovanni Ferretti, il priore della comunità di Bose Sabino Chialà, la teologa Marzia Ceschia. Sarà possibile seguire i lavori anche sul canale YouTube della diocesi di Alba. Il pensiero di don Michele sarà ripreso anche dai suoi stessi scritti grazie agli interventi di lettura curati da Mira Andriolo.

Michele Do, il prete poeta del divino, vent’anni dopo
Mira Andriolo

Alla sera, nella chiesa di San Giuseppe, alle ore 21, tre giovani musicisti – con età e cammini diversi – offriranno il concerto “In Amicizia l’Anima risuona”. Si tratta di Andrea, pianista, compositore e cantautore, che per l’occasione ha scritto nuove canzoni un po’ in inglese e un po’ in italiano, cercando di sondare il suo universo interiore; sarà accompagnato dalla sorella Letizia, arpista, portatrice di una dimensione eterea intrisa di delicatezza e grazia, con cui condividerà per la prima volta il palco. Chiude il trio Luna, cantautrice, chitarrista e musicoterapeuta, che da sempre intreccia nel suo lavoro musica, poesia, ricerca interiore e sogni “d’altrove”. «L’arte come linguaggio trasversale può diventare la voce dell’anima: un ponte che unisce, una forma di introspezione, espressione e coscienza», dicono i musicisti.

 

Don Piero Racca, responsabile dell’Ufficio cultura della diocesi, commenta: «A vent’anni dalla morte, avvertiamo quanto la lezione di vita e di pensiero impartitaci da Michele Do abbia ancora da donarci in questo tempo inquieto. Nello spaesamento e nelle incertezze essa può diventare luce per molti, generare nuovi percorsi, creare orizzonti di senso. Oggi c’è un risveglio di ricerca spirituale; tante persone possono sentirsi in profonda consonanza con don Michele, capace di cantare le realtà più alte dello Spirito. Lui si considerava un “artigiano” nella riflessione sul cristianesimo; di sicuro era un coraggioso che ha saputo affrontare di petto le sfide della modernità: ha assunto la crisi del pensiero contemporaneo e ha indicato una strada non facile, non semplificata, ma capace di tessere le inevitabili lacerazioni con un altissimo orizzonte di divina poesia. Michele Do ha sentito come pochi l’insufficienza della visione teologica che animava, e spesso ancora anima, la Chiesa cattolica. Ha colto le alte domande del cuore dell’uomo moderno, cercandone alte risposte».

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