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Pensiero per domenica / Festa di Cristo re, sovrano che dona pace e salvezza

di Lidia e Battista Galvagno

PENSIERO PER DOMENICA – XXXIV TEMPO ORDINARIO – 23 NOVEMBRE

La festa di Cristo re, che chiude l’anno liturgico, è sempre più difficile da capire. Un tempo i re terreni erano considerati persone sacre, consacrati da vescovi o Papi. Con la secolarizzazione hanno perso tutta la loro sacralità e in molti casi anche la corona. Oggi sono i politici che cercano di accreditarsi un carattere sacrale, atteggiandosi a inviati del «Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe». Ma è fin troppo facile notare che il loro agire morale e le loro scelte politiche sono ben poco sacrali e spesso nemmeno regali. Per chiamare Gesù re non dobbiamo dunque guardare ai regnanti terreni, ma precisare i caratteri della sua regalità. Per riuscire a comprendere quali essi siano ci aiutano le letture della Messa.

Pensiero per domenica / Festa di Cristo re, sovrano che dona pace e salvezza

Il vero re costruisce la pace. È il messaggio della prima lettura (secondio libro di Samuele 5,1-3). Davide, appena consacrato, raduna tutte le tribù a Ebron e stringe un’alleanza. È uno dei rari momenti di pace tra le tribù, nella millenaria storia di Israele, purtroppo una pace destinata a durare poco più di cinquant’anni. Sant’Agostino, nel De civitate dei scriverà che ciò che giustifica agli occhi dei credenti l’esistenza e l’autorevolezza del potere terreno è la sua capacità di costruire la pace. Se non lo fa non costruisce la “città di Dio”, ma la “città del diavolo”.

Il vero re dà la vita per il suo popolo. Ce lo ricorda il Vangelo (Luca 23,35-43), che ci presenta un re… in croce. Se tutti gli autori neotestamentari teorizzano che dal sangue versato sulla croce è scaturita la nostra salvezza, Luca è l’unico evangelista che ne sottolinea la gratuità. Al ladrone pentito Gesù non chiede impossibili gesti di bontà o di giustizia, ma “regala” letteralmente il Paradiso. È quasi un ritornello nella predicazione e nelle lettere di Paolo: Dio ci ha salvati gratis, al punto che mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

L’azione di Cristo re va oltre gli orizzonti terreni. È il messaggio della seconda lettura (Colossesi 1,12-20), un testo non facile di scuola paolina, non di Paolo, una pagina che invita alla contemplazione. Il primo sguardo è al Padre, che ci ha scelti per fare parte del suo Regno. Lo sguardo scende poi su Cristo, “immagine del Dio invisibile”, ma principio della creazione di tutto (come leggiamo anche nel Prologo di Giovanni). Da ultimo, Cristo è il «capo del corpo, della Chiesa», con l’intento di riconciliare non solo tutte le tribù, come aveva fatto Davide, ma tutte le cose. La festa di Cristo re lancia dunque un messaggio-appello a una riconciliazione cosmica: a fare pace non solo tra noi umani, ma con tutto il creato!

 

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