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Stasera ad Alba – L’enciclica di Francesco ha 10 anni ed è sempre più attuale

Questa sera, venerdì 7 novembre, il dibattito con Carlo Petrini e Domenico Pompili nel Seminario albese

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di Maria Delfino

ALBA – Il fondatore di Slow food Carlo Petrini e il vescovo di Verona Domenico Pompili saranno ad Alba per l’incontro “La Laudato si’ a 10 anni dalla pubblicazione”, organizzato dalla diocesi, per riflettere sul significato dell’enciclica ecologica scritta da papa Francesco nel 2015. Appuntamento a venerdì 7 novembre (ore 21, ingresso libero) in Seminario.

Stasera ad Alba - L’enciclica di Francesco ha 10 anni ed è sempre più attuale

Carlo Petrini è il fondatore di Slow food e delle comunità Laudato si’, gruppi di volontari per l’ambiente e l’equità sociale, nati grazie all’omonima enciclica di Francesco.

A che punto siamo con il progetto delle Laudato si’ e il loro impegno per l’ambiente?

«A dieci anni dall’enciclica siamo chiamati a riflettere su quanto fatto. Il documento ha un significato enorme e ha dato vita a un movimento – le comunità Laudato si’ – che opera per la collettività. L’organizzazione di questi gruppi non è centralizzata né gerarchica, gli obiettivi da perseguire sono connessi al territorio in cui si sviluppa l’operatività concreta. La decisione di mantenere questo tipo di radicamento e di identità locale rappresenta il tassello fondamentale del progetto. Il lavoro delle comunità è caratterizzato da un filo rosso, da uno sguardo comune: tutto è connesso, gli esseri viventi e gli elementi naturali non sono separati gli uni dagli altri. Non possiamo dimenticare questa verità in un mondo connotato da guerre, conflitti e sofferenza. Il depauperamento dell’ambiente è una delle conseguenze di questa situazione: negli scenari di scontro armato gli esseri umani soccombono, ma anche gli ambienti ecologici patiscono gravissimi danni».

Cosa accade a livello locale, tra le Langhe e il Roero?

«Mi piace ricordare una frase che diceva sempre il mio amico Bartolo Mascarello. Secondo lui, all’ingresso delle nostre colline dovremmo innalzare un cartello con su scritto: “Zona colpita da improvviso benessere”. È un modo di dire che la ricchezza e l’accento attribuito alle esigenze economiche e produttive hanno nel tempo causato danni importanti all’ambiente e agli ecosistemi naturali. Penso alla monocultura, all’inquinamento, al disboscamento. Il nostro sistema, e parlo in senso allargato a livello sociale, è profondamente consumistico. Il turismo di massa sta spersonalizzando i luoghi, stiamo perdendo l’identità delle comunità locali. È necessario ricostruire i borghi, gli spazi di prossimità e vicinato, le piccole attività. Non si tratta solo di un discorso ecologico, ma anche sociale. Queste riflessioni, che le comunità Laudato si’ stanno portando avanti, saranno al centro del nostro incontro del 7 novembre: è importante condividere con la cittadinanza l’esigenza di azioni concrete per l’ambiente, impostando percorsi di sensibilizzazione e divulgazione allargati».

La spiritualità connessa all’ecologia

Domenico Pompili è il vescovo di Verona e co-fondatore delle comunità Laudato si’. Qual è l’insegnamento dell’enciclica Laudato si’?

«L’enciclica è un documento che inizialmente ha spiazzato, era rivoluzionario nel suo genere. In esso è contenuta l’esigenza di recuperare uno spazio contemplativo e non solo tecnologico. Mi spiego meglio: oggi l’economia e l’ecologia risultano fortemente tecnicizzati, ovvero tutto viene quantificato, separato e considerato come categoria “a sé stante”, analizzato nelle sue componenti meccaniche e funzionalistiche. Invece la Laudato si’ ci spinge a recuperare un approccio più unitario, antropologico, in qualche modo olistico, ovvero volto a comprendere le interconnessioni e le relazioni tra le parti. Inoltre, ci ricorda che non è importante soltanto il fare e l’agire, ma anche il conoscere, l’osservare, il riconoscere e l’entrare in contatto».

Come porsi di fronte alla grande complessità di informazioni sul reale stato di salute dell’ambiente?

«Oggi la polemica ecologica rischia di farci perdere la sostanza della questione. Siamo scissi in terroristi ambientali da una parte (coloro che ipotizzano l’imminente fine del mondo a causa dei disastri ecologici) e dall’altra i negazionisti (coloro che negano l’esistenza di un pericolo). Nessuna di queste due categorie ha ragione. I primi funzionano in base alla paura estrema, gli altri non si accorgono dell’evidenza. Dobbiamo invece mantenere una posizione matura, sicuramente agendo dal basso, in modo da influenzare le scelte di chi “sta in alto” – visto che i Governi di turno sembrano più preoccupati del prossimo risultato elettorale che della salute del nostro ambiente».

La crisi ecologica è connessa alla nostra spiritualità, al modo in cui guardiamo e interagiamo con l’attorno?

«La spiritualità è intimamente connessa all’ecologia. Oggi il mondo ha smarrito lo sguardo incantato, tutto è diventato materiale. La terra è solo una cava di pietra, non ha più un’“anima” propria. La creazione non è più percepita come una connessione tra creature che tra loro interagiscono. Eppure, non si può separare ciò che abita su questo pianeta, tutti siamo collegati e questo è l’insegnamento più profondo dell’enciclica. Anche lo scienziato Carlo Rovelli, in un suo recente lavoro, mostra come il cuore del mondo fisico sia la “relazione” tra elementi. Insomma, dobbiamo recuperare uno sguardo capace di unire, di abbracciare le totalità e recuperare la meraviglia e l’incanto. Solo così sarà possibile costruire alternative all’esistente e proteggere davvero il nostro ambiente e il luogo in cui viviamo».

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