
ALBA In un ipotetico grande libro della viabilità albese, un corposo capitolo potrebbe essere dedicato ai parcheggi. L’argomento ha tante sfaccettature. E molte vengono alla luce proprio ascoltando le persone e ciò che hanno da dire su uno dei temi che da sempre accendono di più la discussione sotto le torri.
Le principali rimostranze riguardano la quantità. Parla il cliente di un bar di via Maestra: «In centro gli stalli sono per la maggior parte a pagamento, con i multipiano forse meno utilizzati rispetto alle previsioni iniziali. Credo che la gente preferisca andare altrove anche per una questione di principio. In piazza San Paolo, un tempo si girava per cinque minuti, ma alla fine un buco si trovava. Senza auto sarà migliorata, ma si sente la mancanza di quei posti».
Simone è un esperto nel trovare stalli seminascosti: «Per anni, ho lasciato la macchina al fondo di una rampa presso il terminal. Addirittura, una sera d’inverno, andai a riprenderla e vidi una volante dei Carabinieri, ferma con due agenti. Pensavo di essere stato scoperto, ma erano soltanto fermi per uno spuntino». Gli esempi non mancano: «Avevo iniziato a posteggiare anche dopo il ponte di via Liberazione, in uno spiazzo sterrato, che però ora è a uso esclusivo della vicina palestra».
In centro storico
Per accedere al centro storico, una grande area è piazza Prunotto. Dice Davide, insegnante al liceo Da Vinci: «Qualcosa si riesce a trovare, a parte nei momenti in cui ci sono i banchi del mercato. Mi chiedo: perché il parcheggio da via Tanaro, seppur sterrato, è aperto solo nel periodo della Fiera del tartufo?».
C’è chi reclama il fatto che piazza Medford sia spesso inutilizzabile per lo svolgimento di manifestazioni: «Se c’è qualche proporzione da rispettare tra parcheggi blu e bianchi, le cose dovrebbe essere diverse: quando le aree libere sono occupate, si dovrebbe temporaneamente renderne gratuite delle altre». Almeno per quanto riguarda l’assemblea di Banca d’Alba, il problema dovrebbe risolversi con la costruzione del palazzetto di via Liberazione.
Stalli piccoli e parcheggi pubblici sbarrati dai privati
Altra grande zona per la sosta è davanti allo stabilimento Miroglio. Dalle imprecazioni delle persone che tentano di uscire dall’abitacolo, il parere sembra unanime. Commenta Lisa: «Gli stalli sono troppo piccoli, spesso rinuncio a entrare quando vedo un buco, perché occorrerebbero manovre azzardate. E il rischio di trovarsi con righe sulla carrozzeria o specchietti rotti è alto. Se si rifacessero le linee, si perderebbero alcuni parcheggi, ma tutti sarebbero egualmente utilizzabili».
Maurizio, titolare di un negozio in corso Italia, ammette: «Io e diversi esercenti della zona usiamo il parcheggio di fianco all’albergo Calissano. Oltre allo spazio sulla terrazza, pochi sanno che di sotto c’è un’area ancor più grande, sempre pubblica. L’accesso è in comune con le autorimesse della struttura ricettiva». Aggiunge: «La sosta è limitata a quatto ore con disco orario, ma quasi nessuno lo mette perché tanto i controlli non sono effettuati».
Pure sulle ciclabili
Il problema del parcheggio selvaggio è un altro tema caldo, come afferma Loretta, che vive in corso Europa: «La gente con poco senso civico occupa più di uno stallo. In questa zona, poi, la pista ciclabile spesso è usata come area di sosta improvvisata. Succede talvolta che, aprendo la portiera, la gente non si accorga del passaggio dei ciclisti. Chi pedala deve avere mille occhi. Al fondo, a San Cassiano, i camion stazionano per giorni».
Per molti, mancano posti coperti, escluse le aree mercatali nei momenti accessibili. Il problema è sentito da anziani e famiglie con bambini, come conferma una mamma intenta a scaricare un passeggino davanti all’ex caserma Govone: «Chi ha una macchina senza aria condizionata trova l’estate molto dura. Mancano piante che facciano un po’ d’ombra. Qui qualcosa c’è, ma allo stesso tempo le grandi radici hanno reso inutilizzabili vari stalli. Insomma, è un problema da non tralasciare».
Davide Barile
Le parole del nuovo assessore Fenocchio sul tema dei parcheggi: LEGGI QUI
