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Lady Gaga arriva a Venezia per una Mostra del cinema dai grandi numeri

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Lady Gaga appena arrivata a Venezia
La folla in attesa di Lady Gaga sul red carpet.

VENEZIA Una Mostra del cinema nettamente in crescita quest’anno rispetto alla passata edizione e lo confermano i dati che mostrano l’aumento sia dei titoli d’ingresso venduti, sia degli abbonamenti. I biglietti acquistati dal pubblico, fino a oggi, sono stati 59.729 (+11% sul 2023) di cui 1.747 abbonamenti (+25% sul 2023). Anche su fronte degli accrediti si segnala un incremento visto che quest’anno ne sono stati distribuiti 12.953 (+2% sul 2023).

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Arriva al Lido l’attesissimo Diva futura, film in concorso, che racconta come ad un certo punto in un Paese cattolicissimo come l’Italia, il porno entra senza chiedere permesso nei salotti degli italiani e persino in Parlamento, infatti Ilona Staller, fu la prima porno-onorevole nel 1987 per il Partito Radicale con ventimila voti.

Lo sguardo del film è tutto femminile, la regista, Giulia Louise Steigerwalt, italoamericana, laureata in filosofia, riprende la storia di Riccardo Schicchi, interpretato dal bravissimo Pietro Castellitto che l’anno scorso portò a Venezia il suo film come attore e regista Enea, pioniere del porno con la fondazione nel 1983 dell’agenzia Diva futura, una storia tratta dal libro di Deborra Attanasio Non dite alla mamma che faccio la segretaria, che per diversi anni fu la segretaria di Schicchi nonostante il suo sogno di diventare giornalista, nel film interpretata da Barbara Ronchi.

È con i suoi racconti, adattati al cinema, che seguiamo il sognatore Schicchi, di famiglia borghese siciliana, padre militare e madre casalinga, rivoluzionare la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Un’agenzia tutta al femminile quella di Schicchi dove i grandi nomi del porno come Ilona Staller, Moana Pozzi ed Eva Henger interpretate nel film rispettivamente da Lidija Kordic, Denise Capezza e Tesa Litvan, si affiancano a moltissime altre ragazze diventando improvvisamente dive di fama mondiale ed entrano nelle case degli italiani grazie alle televisioni private e dei videoregistratori. L’espressione pornostar, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era.

L’impatto mediatico è talmente travolgente da sfociare nell’elezione al Parlamento di Ilona Staller, detta Cicciolina, nella nascita del Partito dell’amore e nella candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma. L’avventura di questa grande “famiglia”, dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni i cui effetti generano una situazione fuori controllo nell’industria della pornografia, è raccontata attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti.

Un ritratto imparziale, il racconto della parabola tragica di un gruppo di personaggi che, se per certi versi si sono battuti per la libertà, paradossalmente hanno poi contribuito con il loro lavoro a normalizzare qualcosa che va contro la libertà della donna stessa, ovvero la mercificazione del corpo femminile. ll racconto, in questo senso, di una grande contraddizione. «Diva Futura è un film che racconta un sogno, quello di rivoluzionare l’erotismo in un Paese che fino a quel momento lo aveva vissuto solo con tabù e censure», spiega la regista che continua: «Il desiderio di liberare l’immaginario erotico collettivo fu però tradito dall’aver contribuito a creare un’immagine distorta della sessualità e del femminile, in cui la violenza e la mercificazione del corpo hanno preso il sopravvento».

Lady Gaga appena arrivata a Venezia

È sbarcata a Venezia Lady Gaga, una delle attrici più attese di questo Festival nel ruolo di Harleen Quinzel nel film in concorso di Todd Phillips Joker: folie à deux. La folie à deux è un disturbo psicotico condiviso, identificato nel 1877 dagli psichiatri francesi Ernest-Charles Lasègue e Jean-Pierre Farlet, in cui una sindrome psicotica è trasmessa da un individuo all’altro.

La sindrome è solitamente diagnosticata in individui che vivono in stretto contatto e intimità, sono socialmente isolati e hanno scarse interazioni con altre persone. È un disturbo che si riscontra più comunemente nelle donne con un quoziente intellettivo leggermente superiore alla media, isolate dalla famiglia, che hanno relazioni con una persona psicotica dominante. Tutto questo per capire il mondo di Joker: folie à deux, il primo cine-comic che è anche un musical e le cui radici affondano nei trattati di psicologia e psichiatria prima ancora che nei personaggi dei fumetti.

Joaquin Phoenix al Lido di Venezia

La pellicola è il sequel del Joker presentato sempre a Venezia nel 2019 vincendo il Leone d’Oro e aggiudicandosi successivamente due Oscar, che vede Arthur Fleck (interpretato da Joaquin Phoenix) internato ad Arkham, in attesa di processo per i suoi crimini nelle vesti del Joker. Alle prese con la sua doppia identità Arthur non solo si imbatte nel vero amore, la giovane Harleen (interpretata da Lady Gaga) che si trsforma nella letale Harley Quinn, ma scopre anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé.

«Quando lavoravamo a Joker nel 2018 non avremmo mai immaginato che avrebbe toccato corde così profonde nel pubblico di tutto il mondo. Con Joaquin avevamo parlato di un sequel, ma mai seriamente, finché non abbiamo assistito alle reazioni che la storia di Arthur stava provocando. Sapevamo che per farne un seguito dovevamo superare noi stessi: volevamo creare qualcosa di folle e temerario come lo stesso Joker. Con Scott Silver abbiamo quindi scritto una sceneggiatura che approfondiva ulteriormente l’idea di identità: Chi è Arthur Fleck? E da dove viene la sua musica interiore?», dichiara il regista. Per questo chi si aspetta un sequel canonico, che si limita a proseguire il racconto ne rimarrà deluso ma piacevolmente sorpreso.

Perché in molti Paesi del mondo i ragazzi sono attratti dagli estremismi? Probabilmente c’è un enorme malcontento e per tanti quella fascinazione è un modo di esprimere la propria insoddisfazione per cose già viste, pensando che la soluzione sia lì, in qualcosa che non hanno mai provato; ma è solo disperazione.

Su questa preoccupante realtà, ci porta a riflettere il film in concorso Jouer avec le feu delle registe francesi Delphine e Muriel Coulin, che racconta la storia di Pierre, ferroviere cinquantenne, interpretato da Vincent Lindon, che si trova a crescere da solo i suoi due figli maschi, Louis (interpretato da Stefan Crepon) e Fus (interpretato da Benjamin Voisin).

I tre sono molto uniti, fino a quando il più giovane dei due ragazzi, Louis, deve lasciare casa per frequentare La Sorbonne a Parigi. Fus, il fratello più grande ma meno brillante negli studi, comincia a chiudersi in sé stesso, affascinato dalla violenza, trovandosi coinvolto in gruppi di estrema destra dalle idee e dai valori opposti a quelli del padre. Una pellicola che descrive il dolore acuto e l’assoluto senso di spaesamento e di impotenza di un padre di fronte alle conseguenze dell’attuale deriva del populismo di destra col figlio che passa da una piccola catastrofe a una più grande.

«Per cambiare le cose bisogna dedicarsi a quello che può concretamente contribuire a cambiarle, come facendo un film che costringa la gente a interrogarsi sul significato di essere padre. Penso che a volte la responsabilità del padre si limita a non aver compreso prima cosa accadeva al figlio. Se il punto è che, pur prendendo le distanze dalle sue azioni, continua ad amarlo, credo che essere genitori, o figli, significhi amare incondizionatamente. E se non ci si perdona, almeno ci si sostiene, questa è la storia del mondo», commenta Vincent Lindon, attore protagonista del film.

Walter Colombo, inviato a Venezia

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