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La sapienza nascosta che aiuta a scegliere nella vita

PENSIERO PER DOMENICA – XXVIII TEMPO ORDINARIO – 13 OTTOBRE

Al centro delle letture di questa domenica c’è un giovane – secondo tradizione, dalla vita integerrima – che vuole seguire Gesù, ma non ha il coraggio di abbandonare le ricchezze. La sua vicenda può essere inquadrata dal motto delle Società bibliche internazionali: «Non basta possedere la Bibbia, bisogna leggerla; non basta leggere la Bibbia, bisogna crederla; non basta credere la Bibbia, bisogna viverla». Cosa non facile, perché, come dice la lettera agli Ebrei (4,12) «La parola di Dio è più tagliente di una spada a doppio taglio». Verifichiamolo!

La sapienza nascosta che aiuta a scegliere nella vita
La parabola del giovane ricco, da una miniatura del secolo XV, di Cristoforo de Predis, Torino, Biblioteca già Reale. Il giovane si mostra incapace di fare una scelta di vita che metta al primo posto il seguire Gesù.

Cosa conta di più nella vita. Il Vangelo (Mc 10,17-30) viene introdotto da un brano del libro della Sapienza (7,7-11). Il protagonista – che si rifà a Salomone, il perfetto sapiente secondo la tradizione biblica – aiutato da Dio lungamente implorato nella preghiera, diventa capace di scegliere ciò che conta nella vita. La conclusione paradossale a cui giunge è che la sapienza è più preziosa non solo di tutti i beni materiali, ma addirittura anche della salute e della bellezza. Solo la sapienza infatti ci dice cosa fare della vita. 

Nella vita non c’è solo la rinuncia. Spesso, nel commento a questa pagina di Vangelo, l’accento cade sulla rinuncia del discepolo ai beni materiali. In realtà questa è una faccia della medaglia e non è fine a sé stessa: da sola non basta a dare senso e pienezza alla vita. Deve essere motivata e seguita da un incontro. Ciò vale in tutte le vicende umane: quante rinunce deve fare chi vuole laurearsi, chi sceglie di sposarsi; due sposi che scelgono di accogliere una nuova vita; chi sceglie di seguire Gesù. La rinuncia in sé genera all’inizio tristezza; se però è incontro con l’altro e dedizione a lui diventa fonte di gioia: quella che il giovane del Vangelo non ha raggiunto! 

ANNO DELLA PREGHIERA – 34. Che bello se, come il protagonista del libro della Sapienza, potessimo dire: «Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito di sapienza». La sapienza dunque non va solo cercata; va implorata da Dio. Come suggerisce il verbo, non basta chiederla una volta. Implorare significa chiedere tante volte, a lungo. Il motivo l’abbiamo letto nella lettera agli Ebrei: la parola di Dio, vertice della sapienza è come una spada affilatissima, a doppio taglio. Una spada non si dà in mano a un bambino; va maneggiata da mani esperte e soprattutto va maneggiata nella preghiera. Questo vale sia per la parola di Dio e sia per la vita. Per questo bisogna pregare a lungo e dialogare costantemente con la Parola: per imparare a vivere.

Lidia e Battista Galvagno

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